Io non ti so dire cos'è... in questo non potrò mai far finta di niente, sei tu la mia stella e mai te lo potrò negare. Non ti so spiegare questa lacrima, ma so soltanto che è per te. Non so raccontarti cos'è la bellezza di un sorriso solo tuo, ma ti potrei giurare davanti al mondo che per me è un battito speciale. Non so dirti con certezza cosa significhi tu per me, ma non avrei paura a guardarti negli occhi per fartelo capire. Perdonami solo se a volte so rispondere "non lo so". Vivi il mio modo orribile solo come una tremenda paura di perderti. E non lo vorrei... È la cosa più brutta che mi potesse succedere al mondo...
Amore è quando tutte le sere finisco sempre per pensare a te, quando mi obbligo ad addormentarmi per non pensarti più. Amore è quando mi addormento ed inizi a diventare un sogno... Amore è quando mi sveglio e voglio trasformare il mio sogno in speranza. Amore è quando faccio finta di non pensarti più. Amore è, perché in tutte le maledette sere ricomincio da te.
Vivere non è respirare, è sentirsi vivi; amare non è banalità o volersi bene, è sentirsi compiuti; Gioire non è sorridere, è essere un sorriso; crederci sempre fino in fondo non è essere coraggiosi, è avere il coraggio di accettare le proprie debolezze.
Il crepuscolo -pensai allora- è solo un'illusione, perché il sole è sempre così sopra o sotto la linea dell'orizzonte. Ciò significa che il giorno e la notte sono legati come poche altre cose al mondo, non possono esistere l'uno senza l'altro e tuttavia non possono esistere insieme. Come ci si può sentire, pensai, quando si è sempre uniti e sempre divisi?
La vita è abbastanza lunga per chi, come il saggio, sa vivere intensamente ogni istante. A lamentarsi della brevità della vita è invece lo stolto, poiché, in realtà, egli non domina le cose ma ne è dominato e vive in una condizione di perenne alienazione: egli non è padrone di se, né del suo tempo e paradossalmente giunge spesso alla fine della sua vita senza aver realmente vissuto.
Mi sono lasciato sopraffare dall'infinita tenerezza che provavo per te. Non era amore soltanto, non era soltanto desiderio, era molto di più: era un sentimento ancora confuso, ancora embrionale come tutti lo sono al momento di nascere, ma già mi indicava la direzione da prendere. Dovevo proteggerti, difenderti, prendermi cura di te. La tua fragilità, esposta com'era alle burrasche della vita, richiedeva un mano ferma e virile che sapesse guidarla.
Desiderare è vivere. Senza il desiderio che ci accompagna nel corso di tutta la vita e con il quale si identifica, la vita stessa non sarebbe possibile. Se poi l'oggetto del desiderare ci rimane irraggiungibile, com'è inevitabile, il desiderio si trasforma in delirio. Quel che conta è avere coscienza dei nostri deliri, altrimenti spalanchiamo le porte della follia.
Ma non vivo, tiro avanti. Ho smesso di vivere da quando ho finito di sognare. La morte è arrivata anzitempo per me, non quella vera purtroppo che mi avrebbe sollevato, se non altro, dal soffrire come soffro, bensì quella che arriva in anticipo, la peggiore, la più sciagurata che ti costringe ad assistere di minuto in minuto al tuo disfacimento progressivo.
Avrei voluto essere sola con lui, lontano da lì, per tenergli le mani e dirgli ciò che provavo. Avevamo bisogno di chiacchierare ancora della casa, fare progetti, parlare d'amore. Io dovevo tranquillizzarlo, dimostrargli il mio affetto, dirgli che avrei potuto realizzare il suo sogno: perché sarei stata al suo fianco, aiutandolo.