Dove non si può amare, bisogna passare oltre.
Composta giovedì 21 febbraio 2013
dal libro "Così parlò Zarathustra" di Friedrich Wilhelm Nietzsche
Dove non si può amare, bisogna passare oltre.
A volte il dubbio d'aver scelto male fa più danni dell'eventuale decisione sbagliata.
Non abbiamo più un progetto comune e non c'è più niente di unico tra noi. È rimasto intatto solo il forte sentimento che ci lega e unisce contro ogni logica e ragione, ma da solo non basta, il mio compito era quello di renderti felice e l'ho fatto, finché ho potuto, e adesso non posso più perché ciò che rende felice te, getta nello sconforto me e ti rende estraneo al mio cuore, ai miei occhi. E adesso ti lascio andare...
Popolarità e anonimato: ecco cosa siamo. Non ho nessun rimpianto, è stato tutto bellissimo, fino alla fine. Un anno intenso, troppo lungo perché totalmente vissuto, ma tanto breve, troppe le cose non fatte. Siamo al capolinea.
È già tutto diverso tra noi.
Parlarono poco: ciascuno era già felice di sentire l'altro accanto a sé. Più niente importava, se non il fatto di essere insieme.
Ma dentro di me esisti in un modo che mi atterrisce.
A volte tocchi contemporaneamente il punto dove provo dolore e piacere.
Col tempo si dimentica perfino la paura di calpestare le righe tra le piastrelle.
Come vorrei pensare a noi come a due persone che si sono fatte un'iniezione di verità, per dirla, finalmente, la verità. Sarei felice di poter dire a me stesso: "Con lei ho stillato verità". Sì, è questo quello che voglio. Voglio che tu sia per me il coltello, e anch'io lo sarò per te, prometto.
Ma non ho mai incontrato una persona alla quale abbia desiderato affidare la mia anima. Ci sono dei geni a cui vengono date le tessere di un puzzle con l'immagine di un pappagallo e loro ne ricavano un pesce. Io ti ho consegnato un parassita e tu hai ricomposto un uomo. Usando gli stessi pezzi ma migliorandone il risultato.