Scritta da: Silvana Stremiz
Ma la speranza è davvero l'unico bene. l'ultima risorsa disponibile a fronteggiare tutti i mali?
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Ma la speranza è davvero l'unico bene. l'ultima risorsa disponibile a fronteggiare tutti i mali?
Di tutte le virtù la speranza è quella più importante per la vita. Perché senza di essa chi oserebbe iniziare una qualsiasi attività, intraprendere una qualsiasi impresa? Chi avrebbe il coraggio di affrontare il futuro, oscuro, incerto, imprevedibile?
La speranza scaturisce dal desiderio. Dal desiderio di amore, dal desiderio di esprimere noi stessi, dal desiderio di libertà. E in quanto più questo desiderio è forte e nello stesso tempo, radicato, tanto più la speranza ha la capacità di trasfigurare il futuro, di presentarcelo radioso, infinitamente desiderabile. Ed ha il potere di rasserenare il nostro cuore, di parlare le nostre ansie, di rendere sopportabile il presente e di rafforzare la nostra volontà di combattere per realizzare ciò che desuderiamo.
La speranza, non è un ragionamento, un calcolo probabilistico, una rassicurazione psicologica. La speranza è una intuizione che scaturisce da un moto interiore e ci rimette in rapporto fiducioso con il mondo, ci reinserisce nello slancio vitale da cui eravamo stati espulsi. La speranza è una rivelazione della nostra continuità vitale col cosmo, una affermazione della nostra sostanza d'essere.
Se ogni cosa è creata da Dio e mantenuta in vita da Lui, ed Egli ama le sue creature, ama gli uomini, perché esiste il male, la sofferenza nel mondo?
Non possiamo affrontare il complesso mondo di oggi e l'oscurità del domani senza una riflessione approfondita sull'esistenza, senza tornare a porci le domande della filosofia, della religione e della morale.
Sul nostro tempo e su quello futuro si addensano ombre minacciose, insicurezze prima sconosciute. Per ritrovare la speranza dobbiamo scoprire nuove strade scientifiche ma anche morali.
C'è una virtù che gode di una sempre minor coinsiderazione: la gratitudine. Cioè l'impulso che ci porta a voler bene, ad essere riconoscenti, a cercare di ricambiare coloro che ci hanno aiutato nei momenti difficili della vita.
Nascendo e vivendo in un certo gruppo sociale, stabiliamo con esso un legame indelebile. Come amiamo nostro padre, nostra madre, nostro fratello, amiamo la nostra nazione, il nostro partito, il nostro popolo. Sono oggetti d'amore primari. E li amiamo anche quando non ne siamo coscienti. Ce ne accorgiamo solo quando siamo lontani e proviamo nostalgia. Oppure quando vengono minacciati o aggrediti.
Sono sempre molto colpito vedendo la gente semplice commuoversi davanti al dolore di un bambino, di una madre, di un vecchio. Di fronte alla miseria, alla povertà, alla sofferenza dei deboli. Mi turba la gente che piange per la morte di un missionario, di un poliziotto, di un personaggio noto e amato, che porta un mazzo di fiori davanti alla sua casa o al suo funerale.