Scritta da: MIRKO ORGIU
Un buon viaggio è la consapevolezza di lasciare che i tuoi pensieri si trasformino in immagini reali che hai sempre sognato.
Composta martedì 6 dicembre 2011
Un buon viaggio è la consapevolezza di lasciare che i tuoi pensieri si trasformino in immagini reali che hai sempre sognato.
In tutte le città setacciavo le biblioteche. Un libro dopo l'altro. Pochi mi dicevano qualcosa. Per lo più erano come polvere nella mia bocca, sabbia nella mia mente. Nessuno aveva niente a che vedere con me o con quel che provavo.
Come può dirvi chiunque, non sono un tipo gradevole: non so nemmeno cosa vuol dire. Ho sempre ammirato i cattivi, i fuorilegge, i figli di puttana. Non mi piacciono gli uomini perfettamente rasati, con la cravatta e un buon lavoro. Mi piacciono gli uomini disperati, con i denti rotti, il cervello a pezzi e una vita che fa schifo. Sono loro che mi interessano. Sono pieni di sorprese. Ho anche un debole per le donnacce, quelle che si ubriacano e bestemmiano, che hanno le calze molli e il trucco sbavato. Mi interessano di più i pervertiti che i santi. Mi rilasso con gli scoppiati perché anche io sono uno scoppiato. Non mi vanno le leggi, la morale, le religioni, le regole. Non mi va di essere plasmato dalla società.
Non credo ai principi e alle belle addormentate, ai vissero felici e contenti... credo alle persone che si sopportano... a quelli che maledicono il giorno in cui si sono incontrati.
Il cielo è carico di elettricità, piove acqua e luce. La città, previdente, si è coperta di ombrelli, sa che non un suo angolo si salverà. La pioggia è imparziale: bagna il palazzo di un duca e i quartieri del popolo. La pioggia bagna il ricco e il povero, il vecchio e il ragazzino, ci rende tutti ridicoli allo stesso modo, la pioggia non fa distinzioni, sono gli esseri umani che le fanno. Piove oggi, piove e non sembra smettere.
Noi donne siamo così, c'illudiamo che tutto dipenda da noi, che bastava spostare una virgola per cambiare il destino.
Scrivere è qualcosa di intimo, più intimo del sesso, quello lo si fa uno incastrato all'altro, si fa senza studiare il corpo che si ha di fronte, dentro. Scrivere è spogliarsi di fronte a qualcuno, lasciarsi spogliare così, nudi e in piedi, pieni di difetti di carne.
Non mi piacciono i nomi lunghi, sono stata educata all'economia delle parole. E non mi piacciono neanche i nomi latini, da portare a spasso come cagnolini di razza. Adoro i nomi da vagabondi, corti come un fischio, per chiamarsi in fretta e scappare dalla polizia; i nomi da pescatori, che sanno di argento azzurro, di polpastrelli seccati dal sale, di navi che inseguono pesci: oro blu che salta e vibra e non si lascia prendere.
Ma che volete cambiare? Tanto il mondo girerà sempre nello stesso verso. Pensate di poter fermare il sistema ma poi non sapete neanche smettere di fumare. Ogni persona fa finta: fa finta di fare la rivoluzione, fa finta di essere speciale, fa finta di innamorarsi, fa finta di essere immortale. Io mi sono stancata di fare finta. Non ci sto.
Vanno cacciate le parole, altrimenti ti puzzano dentro, come i cadaveri che tieni in casa.