Scritta da: Francesca Berretta
in Frasi & Aforismi (Libri)
Sei diventato ormai un appuntamento fisso, un momento atteso, la ragione di un sorriso.
Composta lunedì 4 luglio 2011
dal libro "L'uomo che non voleva amare" di Federico Moccia
Sei diventato ormai un appuntamento fisso, un momento atteso, la ragione di un sorriso.
Per quanto la vita possa essere complessa e nonostante i rimpianti, ci sono stati momenti in cui mi sono sentito sinceramente toccato dalla grazia... Di solito, questi momenti non durano a lungo; vanno e vengono come la brezza marina. Ma a volte durano per sempre.
La guardò con la certezza assoluta di essersi innamorato. La strinse a sé e la baciò sotto il manto di stelle, chiedendosi come fosse mai stato possibile avere avuto la fortuna di averla incontrata!
L'ultima cosa che deve fare un uomo e chiedermi che cosa penso di lui.
Non penso niente, che c'è da pensare. Se ti amo ti amo, se mi fai schifo mi fai schifo. È così difficile? Vuoi sapere cosa penso? Penso che te ne debba sbattere i coglioni di quello che la gente pensa di te.
Se vuoi che ti lascio in pace lo faccio, ma certe volte... certe volte incontri una persona e capisci che tutto quello che hai fatto finora, tutto quello che è stata la tua vita fino a questo momento, dev'essere stato giusto... non può essere stato troppo brutto o troppo sbagliato, se ti ha portato a incontrare questa persona. E tu per me sei questa persona. Vuoi che me ne vada?
Okay, farò finta di niente, lo ignorerò, in fondo l'amore è solo una questione di chimica, no? Quindi basta non pensarci, e prima o poi l'effetto passerà.
Sono nella mia stanza con Luc metto play. Faccio partire la musica, ma non la sento più, perché Luc si è alzato e si sta avvicinando.
Cosa leggere nel suo sguardo, qualcosa di seduttivo e pericoloso. Quando gli appare quel sorriso insinuante, il formicolio che sento nella pancia esplode e mi riempie tutto il corpo, lasciandomi senza fiato.
[...]
Ma proprio nel momento in cui Luc mi raggiunge la porta di camera mia si spalanca. E mia madre è lì in piedi, che ci incenerisce con gli occhi. Merda.
"Ho bisogno di parlarti" mi dice senza quasi muovere la mascella. "In corridoio", aggiunge quando vede che non accenno a muovermi.
Esco in corridoio, chiudendo la porta. "Cosa c'è?" Le domando.
"Pensavo fossimo d'accordo".
"Su cosa?"
"Non lo voglio nella tua stanza" dice a bassa voce.
"E se tenessimo la porta aperta?". Ti prego fallo restare.
Mi guarda per un minuto buono. "Con la porta aperta e solo per un po'".
Rientro nella stanza. Lui sorridendo rimette la musica "Allora visto che non mi hanno ancora preso per le orecchie e buttato fuori, immagino tu abbia negoziato una tregua". Si avvicina lentamente e il mio stomaco ricomincia ad avere reazioni inconsulte.
"Pare di si", dico con voce malferma, indicando il corridoio.
"Mmm" si ferma di fronte a me - troppo vicino - e accennando al corridoio, dice "Che immagino sia un modo elegante per limitare il nostro contatto fisico." Con un dito mi accarezza il volto, disegnando la linea della mascella.
Di colpo il mio cuore impazzisce. Mi tremano le gambe e non mi sento più le mani.
Bisogna perdersi per ritrovarsi.
Dillo con un bacio.
Il fascino della divisa.