Scritta da: Vincenzo Trotta
La verità è che c'è troppa gente stupida dedita ad aprir bocca, e troppe persone intelligenti costrette a tacere!
Composta lunedì 27 agosto 2012
La verità è che c'è troppa gente stupida dedita ad aprir bocca, e troppe persone intelligenti costrette a tacere!
Ti accorgi di amare una donna quando dopo averle fatto un massaggio non le chiedi del sesso.
La vità è come un film, e noi ne siamo gli attori. Abbiamo il dovere di provare ad esserne protagonisti. La sola differenza è che la vita non ha copione, non possiamo scegliere o immaginare le scene. Le pagine sono bianche, sta a noi scriverle ogni giorno. Sta a noi essere "registi di noi stessi".
Ci si sforza a convincersi che sia possibile cambiare il mondo quando basterebbe soltanto cambiare il nostro modo di guardarlo.
Non si può essere arbitri di un gioco senza regole. Non si può essere magici in un mondo senza favole.
Mi hanno detto che non c'è più posto per i sognatori. Non ho voluto crederci!
Mi hanno detto che un giovane non può desiderare di avere una famiglia. E io non mi sono lasciato persuadere!
Mi hanno persino detto che la vita "non si vive più", oggi si "sopravvive". Ma io non gli ho dato retta, odio i pessimisti!
Infine mi hanno detto che viviamo in Italia. Così nel guardarmi attorno ho capito. È tutto vero.
Sprechiamo una vita intera a cercare di "riempirci le tasche", non accorgendoci al contempo di "svuotare noi stessi".
Vivere fuori dagli schemi è l'unica cura contro questa asfissiante società falsa e consumista pronta a puntarti il dito addosso. Pronta ad inglobarti nella sua monotonia. Bisogna alienarsi dai canoni che ci vogliono come un fluire di immagini mutanti in relazione agli occhi che ci osservano. Bisogna essere sempre veri, cristallizzarsi in un'unica forma che rimanga autentica in questa ipocrita umanità che robotizza anche i sentimenti. Sempre pronti a difendere i propri confini senza mai attaccare quelli degli altri. Portare avanti con decisione i propri ideali essendo però capaci di correggerli in corsa. Ragionare con la propria mente tenendo intelligentemente conto di quello che ci circonda. Bisogna vivere fuori dalla "gabbia" dando comunque importanza ad essa. Il mondo è malato, e noi siamo l'antidoto. Noi giovani - giovani con la voglia di "spaccare tutto" - giovani che vogliono dimostrare a coloro i quali tentano di intercalarci in un sistema statico e marcio che noi siamo il "caos". Dimostriamo che non siamo la "crazy generation" ma solo ragazzi che riescono ad affiancare il divertimento estremo ad una maturità che riesce a convivere con la nostra voglia di libertà rendendo la nostra esistenza una dolce congerie di tutto ciò. Lottiamo! E puntiamo sempre alla luna che da lassù ci osserva incontrastata, nel peggiori dei casi avremo passeggiato a testa alta tra le stelle del firmamento.
La vita è come una coperta, anzi come una coperta troppo corta. Qualunque sia il verso in cui la tiri una parte del tuo corpo resterà scoperta e così gli uomini che restano al di fuori di questa fantastica coperta sono destinati a soffrire. Proprio immaginando la tipica scena di una fredda notte invernale, la coperta viene tirata un po' da tutti i lati, ognuno di noi a volte è sotto di essa, a volte invece soffre, un po' sono felice mentre un po' seguo da spettatore la contentezza altrui. Poi un giorno "decidi per caso" di diventare un fantastico sarto e all'improviso, così inaspettatamente ti innamori. E la "tua" coperta si allunga, o forse la tua concezione di percepire la coperta. E noti quanto sia bello esistere, quanto sia magnifico specchiarsi negli occhi di qualcuno, quanto sia sublime perderti nella passione... e che quando provi questo sentimento, beh, quando ti innamori davvero, anche nei momenti in cui soffri, ti accorgi di essere sotto la coperta.
Che strano che è l'amore. Tanto veloce nel sorgere quanto effimero nel tramontare. Segue quasi la logica di un giorno qualunque, un giorno in cui il sole si alza, splende forte, poi il calore si affievolisce lasciando comunque spazio ad un piacevole imbrunire che conduce ad un inesorabile buio. Questo sentimento condiziona lo scorrere delle "lancette". Sta ai protagonisti dettare i tempi. E così un "giorno" può durare un'ora, o un mese o un anno, o dieci o non finire mai. Ma l'esperienza mi porta a dire che non ha importanza il concetto temporale di storia, bensì l'intensità con la quale il "giorno" trascorre. Sognare è bello ma in questa vita ad esser vera è la realtà e non tutte le fiabe finiscono con il lieto fine, sapete l'oscurità è parte integrante di quell'assiologia basata su una ciclicità che vede una qualsiasi entità astratta formarsi, plasmarsi e spegnersi. Di conseguenza non è importante il lasso di tempo che intercorre tra il sorgere del sole e il calare delle tenebre. Non ha rilevanza quando o in quanto tempo si arriva al buio, ad aver peso è quanto in alto splendette il sole!