Scritta da: V. Pecherskaya
Così non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e preparandoci sempre a essere felici è inevitabile che non lo siamo mai.
Composta domenica 6 marzo 2011
Così non viviamo mai, ma speriamo di vivere, e preparandoci sempre a essere felici è inevitabile che non lo siamo mai.
Se un medico avesse assistito al parto, forse avrebbe potuto fermare l'emoraggia che uccise Penélope mentre lei graffiava la porta sbarrata urlando e dall'altra parte dell'uscio suo padre piangeva in silenzio e la madre lo fissava terrorizzata. (...) Quando aprirono la porta e trovarono Penélope morta in una pozza di sangue, con una creatura livida tra le braccia, nessuno ebbe il coraggio di parlare.
Non ama nessuno, tranne sé stesso e i suoi maledetti libri.
Tutti corsero incontro alle catene convinti di assicurarsi la libertà.
L'uomo è nato libero e ovunque è in catene.
Persino odiare, purché apertamente, è più da uomo nobile che nascondere il proprio pensiero con l'espressione del volto.
Bassezza degli uomini che arrivano a sottomettersi alle bestie, fino ad adorarle.
Vedo quegli spaventosi spazi dell'universo, che mi rinchiudono; e mi trovo confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono collocato qui piuttosto che altrove, né percè questo po' di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà.
La nobiltà è davvero un gran vantaggio se mette in condizione un uomo di diciotto anni di essere conosciuto e rispettato come un altro potrebbe esserlo solo a cinquanta. Trent'anni guadagnati senza fatica.
Ferox gens nullam esse vitam sine armis rati.
Popolo feroce, incapace d'immaginare che la vita senza le armi fosse qualcosa.