Esile la sua figura a mostrarsi
in spazi a me vuoti.
Le sue mani leggere nell'aria,
a sembrar farfalle a cercar fiori.
Le labbra a dispensar sorrisi a bambini,
che giocano nei suoi pensieri.
Orbite, ad incastonar pepite
che un tempo furono diamanti,
con il loro brillar in viso.
Sonnecchia il suo capo nel suo dondolarsi,
a sembrar una rosa sbattuta dal vento,
come a volergli rubare petali
ormai sfioriti.
Capelli imbiancati, come la brina sui rovi,
che sole più non riscalda.
Che strano quel corpo che vaga,
e ricordi non trova più, il suo pensare.
Che strani si è da vecchi,
è come se uno non avesse
più passato.
Composta lunedì 16 luglio 2012
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