Commenti a "Serve molto coraggio per rischiare di essere..." di Tiziana Leone


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Come al solito siamo  a fare le pulci ad una frase che presa parola per parola ha ben poco significato, Infatti già il concetto di felicità non è quantificabile oltre ad essere un stato soggettivo dell'essere. Io tradurrei così:

Ognuno ricerca  la propria fetta  di soddisfazione nel mondo, come può , come sa,
alcuni più caparbi, incoscienti o coraggiosi la cercano con caparbia altri la sognano o sperano soltanto. a volte è solo fortuna. Per raggiungere gli obbiettivi occorre pagare un prezzo. C'è chi è disposto a pagarlo. Penso sia tutto qui.
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Vincenzo, secondo quanto riferito da Yang Tzu, dice Tolstoj che il segreto della felicità non è nel fare ciò che si vuole, ma nel volere ciò che si fa.
    Tra i due concetti non esiste alcuna contrapposizione, perché esprimono entrambi un'uguaglianza: e l'uguaglianza è sempre identica a se stessa. In altri termini: "voglio = faccio", è lo stesso che dire "faccio = voglio". Sfido infatti chiunque a trovarmi una sola persona che voglia ciò che fa senza fare ciò che vuole.
    Stando così le cose, l'unica possibile differenziazione tra il fare ciò che si vuole e il volere ciò che si fa può risiedere nella circostanza che si faccia ciò che NON si vuole.
     Asserire che in questi casi si voglia ciò che si fa significa ingannare se stessi.
     La necessità, di cui parli, esclude la volontà: per necessità, come tu stesso dici, si fanno le cose che NON si vogliono fare. Asserire viceversa che in questi casi SI VOGLIA ciò che si fa significa ingannare se stessi.
     E' infatti evidente che per necessità si può fare, ma non desiderare.
     Questo vale, volendo ragionare.
     Ma io non credo che Tolstoj volesse ragionare, ma che abbia solo dato, nella circostanza, un esempio di come le parole possano essere piegate all'arte del farne uso.
     E mi spiego. Quando egli parla di "fare ciò che si vuole", il verbo "volere" sta senza dubbio per "desiderare".  Quando invece parla di "volere" ciò che si  fa, il termine "volere" sta probabilmente per "tendere con decisione ferma" a fare ciò che si deve (il verbo "volere" ha ben 19 significati).
     Orbene, l'uso di un medesimo  termine in due significati diversi, per derivarne una massima di vita, fa parte dello squallore ingannevole della moda aforistica, di cui evidentemente sono esponenti non solo i moderni parolai, ma anche quelli antichi.
     E mi ripeto: l'aforisma è quanto di più ingannevole possa esistere, giacché inquina la limpidezza dei concetti con l' "arte" della parola, esercitata non al fine di comunicare con chiarezza un concetto, ma al fine di creare un qualcosa che piaccia e stupisca.
     Povero chi spera di trovare negli aforismi perle e brillanti di sapienza. Vi troverà solo perline colorate e luccicanti zirconi, per la rovina della sua mente e della sua anima.
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serve coraggio per essere felici....perchè devi rischiare e chi non rischia non rosica.....vuoldire che chi non lotta per cio che vuole ,,,non ottiene mai nulla ..e anche se la felicità è solo un attimo devi vivere l'attimo....l'attimo che ti rende felice che ti inebria ..e rende il tutto un'eternità......ogni attimo di felicità è un'eternità di emozioni .....brava....Tiziana Leone bella frase a me è piaciuta....
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Per Yang tzu: tanto di cappello a Tolstoj, ma è un evidente gioco di parole.
Se non fai sempre ciò che vuoi, vi sono dei casi in cui fai ciò che non vuoi...
Orbene, in questi casi, come farai mai a volere ciò che fai, se non ingannando te stesso ???
Sono invece d'accordo con la frase del post, quanto al coraggio. La paura, infatti, è una delle principali fonti di infelicità del genere umano. Essa non crea gli schiavi, ma crea i padroni.
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Il coraggio serve molto di più quando si perde la felicità!
Comunque a primo impatto questa frase mi piace l'ho votata 5 stelle

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