Commenti a "Ecco, vedi, io mi sono innamorato due volte..." di Hermann Hesse
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postato da Rossella Porro, il
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postato da Giuseppe Freda, il
Scusa Vincenzo, ma ciò che tu dici è vero per un saggio, o per un libro come Il profeta di Gibran o come Così parlò Zarathustra, ma non per un romanzo. Se fosse plausibile ciò che tu dici, Manzoni la pensava contemporaneamente come Don Rodrigo, come l'Innominato, come il conte zio, come don Abbondio e come fra Cristoforo, e forse anche come Lucia e sua madre Agnese, e come il Griso, la monaca di Monza e il bell'Egidio.
Quanto a ciò che dice Rossella Porro, nel romanzo è proprio il vagabondo a pronunziare quella frase? Io non ho il libro e non lo so, ma sarebbe strano che uno divenga vagabondo per problemi sentimentali, e poi esprima un pensiero disincantato al riguardo. Tanto più che il vagabondo, gravemente malato, rifiuta le cure del medico e preferisce andare incontro alla m0rte.
E poi, chi lo ha detto che non si convinca della mutevolezza della vita proprio chi dalla vita viene deluso? A me pare proprio che succeda così… e il certo è che prima o poi, fosse anche sul letto di m0rte, la delusione c’è per tutti. Meglio… deludersi prima. Almeno si può diventare vagabondi per tempo, o per tempo guardare più avanti (o più indietro, che è la stessa cosa).
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postato da Rossella Porro, il
sono concorde con lei Cataldo..anche perchè la frase è tratta da Kulp...che è uno dei tanti romanzi che rappresenta al meglio l'idea del Viandante ...che non altri che l'incarnazione della mutevolezza della vita ...dell'idea che infrange ogni forma irrigidita e monolitica della vita...é questa concezione appartiene ad Hesse al di là..della sua condizione...familiare...concreta.
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postato da Sir Jo Black, il
... Potrei aver detto esattamente le stesse parole... anche più di 2 volte!!!
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postato da Prometeo, il
forse finisce il rapporto, la relazione, ma dentro, nulla finisce anche quando dimentichiamo la nostra evoluzione è dettata da quello che abbiamo vissuto, da quello che abbiamo sperimentato, ma alla fine forse non è neanche vero che dimentichiamo, come non possiamo dimenticare una parte di noi, è sempre qualcosa che ci appartiene che ci contiene siamo fatti degli altri, e spesso quando passano tanti anni poi ci soffermiamo sempre a pensare a quello che è stato, forse non si può morire ma perdiamo l'occasione di diventare altro facciamo morire un nostro possibile io che assomiglia di più a quello che siamo nel profondo del nostro animo e finiamo per assomigliare di più agli altri a quelli che perdiamo perché li perdiamo perché ci riempiono l'anima!!