Commenti a L'amore che voglio di Giuseppe Freda
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postato da Trishtil, il
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postato da Giuseppe Freda, il
Perbacco, Alma. Altro che lo stereotipo "bellissima..." / "Grazie..."
Questo tuo commento, quantunque spezzato in due, meritava non una timida poesiola di 15 versi, ma quanto meno un canto della Divina Commedia...
E come risposta, merita le 40 pagine che sto per scrivere.
Scherzo, naturalmente. :)
Innanzitutto, mi sembra che tu abbia inserito prima la seconda parte del commento, e poi la prima. Mi sembra cioè che prima vada letto il successivo dei due commenti, e poi quello che lo precede.
La poesia di Barbara Brussa, cui ti riferisci, meritava sicuramente la finale. La ritengo inoltre superiore a quella che ha vinto, anche già solo per la spontaneità del sentire, che traspare da ogni parola. Oltre non mi sento di andare, perché - come noto - "ogni scarrafone è bello 'a mamma soja", e quindi non riesco ad emettere giudizi di confronto con la mia; anche se, a occhio, potrei dire che, se la mia è più scorrevole e veloce (come una canoa nelle rapide dell'amore), e forse anche più musicale, la sua è più vissuta, matura, letteraria: e quindi quasi quasi potrei anche essere d'accordo con te.
Venendo alla mia, devo dire che è stata composta circa 28 anni or sono, ed era indirizzata alla diciottenne che dopo qualche mese divenne la mia seconda moglie. Era in pratica... il sostitutivo di un moderno SMS: scritto su un bigliettino che le feci avere a chiarimento dei miei sentimenti per lei e di ciò che desideravo che fosse il nostro futuro. Dunque... l'amore c'era già. In assenza, non sarei riuscito a scriverla in 5 minuti, perché tanto, in fretta e furia, più o meno ci misi. Le parole dovevano poi essere rapidamente comprensibili soprattutto a lei, che andava ancora al liceo, stava per entrare a scuola, e in classe avrebbe dovuto leggere in pochi attimi il mio messaggio...
Quando ho visto che c'era questo concorso, ho scartabellato tra le mie vecchie cose (quelle non inserite su P&P): ho visto che il messaggino era in tema, semplice, adatto alla bisogna... e l'ho mandato al concorso.
Viceversa, la seriosa ed aulica composizione stilata appositamente per questo concorso è il "lamento d'amore marziano"...
Vedi a quale differenza di prospettive possa condurre la vita...!!! : )))))
Rivendico tuttavia ogni dignità della querula elegia marziana, che quantunque difficilmente comprensibile a noi poveri terrestri, tocca a mio avviso vertici di insuperata semplicità ed efficacia espressiva, e merita non 10, ma 11. Forse anche 15.
..."15 versi, forse un po poco per conferire ad essa (poesia)una corposità letteraria rimarcabile", dici... mah, ci sono splendide poesie, direi ormai quasi pietre miliari della nostra letteratura, che sono molto, molto più brevi... No, non credo che la lunghezza possa essere una valida unità di misura della poesia. D'altra parte, ne erano ammessi al massimo 25, mi pare (sarebbero state escluse "A Silvia" di Leopardi, "La pioggia nel pineto" di D'Annunzio, il 5 Maggio del Manzoni, insomma il fior fiore della letteratura italiana... insieme alla poesia di Dana citata da Silvana).
Ci hai invece "azzeccato" in pieno quando parli di incentivo a proseguire nella lettura (l'amore, la fantasia, il sorriso)... lettura che mi risulta fu molto rapida, condivisa e bene accetta.
Grazie poi per avere escluso questa mia piccola cosa dalla categoria "Baci Perugina"; anche se, all'epoca, se fosse stato possibile ce l'avrei messa davvero, in un cioccolatino.
Grazie altresì per la "struttura semantica molto uniforme (forse era meglio "nitida"), prettamente legata al verso libero senza rima, che risulta quasi sempre armoniosa e gradevole da leggere costruendo una ritmica equilibrata e, appunto, lessicalmente eufonica." Perbacco. E poi dici di non conoscere l'italiano... : ((
Da ultimo tengo a precisare, a scanso di ogni possibile equivoco in cui possa incorrere l'uditorio, e massimamente un certo ruvido personaggio mio amico che dimora sulle montagne del torinese, di non aver mai ipotizzato in vita mia, nè nel passato nè nel presente e mai e poi mai nel futuro, amori "poliformi".
Essi esulano da ogni mia fantasia e gradimento. : )))))
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postato da Trishtil, il
Premessa.Dopo aver letto “Lamento marziano” e averla votata 10 per il coraggio, sappi che non capitera più
Tornando alla poesia l’amore che voglio. E una delle due poesie, tra quelle finaliste, che ho votate, le altre no.Non era la poesia che tra tutti i componimenti (non solo quelli arrivati in finale) avrei scelto come vincitrice di questo strano concorso.Ribadisco che la poesia “Frugando ti ho trovato” meritava di vincere questo concorso.
L’amore che voglio
Giuseppe parla di un amore che non ha ma che vorrebbe, in versi metricamente poetici, dove si intravede l’immagine, la musicalità e una certa scorrevolezza di pensiero, in parole semplici ma ben scelte(molto astuto a scegliere parole comprensibili a tutti, visto considerando il livello e il gusto nel votare le poesie da “vox populo”, anche se un modo di esprimersi seppur in versi diverso del solito, considerando le parole che usa in frasi, poesie ecc .Per dare un parere (che non vuole essere un giudizio perchè non sono nessuno per giudicare) cercherò di svilupare in poche parole due punti di vista, quello formale e “classico”, considerando la struttura con cui i versi sono esposti – dunque metro, rima, ritmica, immagine musicalita ecc. – e quello semantico o “emozionale”, per così dire, contemplando il messaggio comunicato dai versi e la suggestione che la loro lettura genera(considerando che i giudici o lo staff no ha motivato i componimenti finalisti
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postato da Trishtil, il
. Ho la sensazione che questa poesia non centra molto con la formazione culturale di Giuseppe (formazione indubbiamente molto superiore alla media che assume quell’inesauribile vena poetica, sinonimo di archetipo.Detto questo, però, questa poesia non entra nemmeno nella categoria “Frasi sdolcinate da baci perugina” non perchè non è inerente al tema, perchè lo è, indubbiamente c’è molto amore in questi versi anche se in chiave “Vorrei” ma “non ho in questo momento”.da qui il titolo, “L’amore che voglio” dove si usi keyword fuorvianti, che vanno decodificate o quanto meno non prese alla lettera scontatamente. L’amore c’è ma è estremamente diramato, poliforme, assimilato a molto altro che Giuseppe ha incontrato nel suo vivere, assorbito e trasformato in tracce sotto forma di versi. 15 versi, forse un po poco per conferire ad essa (poesia)una corposità letteraria rimarcabile – dalla struttura semantica molto uniforme, prettamente legata al verso libero senza rima, che risulta quasi sempre armoniosa e gradevole da leggere costruendo una ritmica equilibrata e, appunto, lessicalmente eufonica.Ottimo il modo diverso di ricostruire il percorso di scelta che compone la poesia e come un incentivo per proseguire nella lettura interpretativa (vedi, l’amore, fantasia,il sorriso), si scoprono simili a quelle sottaciute per remore arcane. Non mi allungo di più sapendo che correro il rischio di non rivolgermi mai più la parola da parte di Giuseppe ;)))) . Dimenticavo voto 7,5