Commenti a "L'Amore è ragione e fine di tutte le cose." di Giuseppe Freda
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postato da Giuseppe Freda, il
Guarda Dario che l'amore non è nè un concetto nè una sensazione: l'amore è azione, è concretezza, è vita. Lo si può descrivere, indagarne le cause e gli effetti, osservare; ma non definire.
Ciò cui ti riferisci, cioè il sentimento amore, è semmai un antefatto: un po' come il piano di una rapina non è una rapina in atto, e neanche un tentativo di rapina, ma solo un'ipotesi che potrebbe anche non tradursi in realtà.
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postato da Giuseppe Freda, il
SERENDIPITA' : cerchi una cosa, e ne trovi un'altra. Cercavo su internet il discorso di Bohr, e invece ho trovato una tesi di Max Planck (sia pur confutata) nel brano che segue, tratto da un testo di filosofia per i licei:
"Il principio di indeterminazione di Heisenberg ha espulso dalla fisica il concetto di causalità. Si ricorderanno le famose parole di Laplace che hanno espresso cosi bene l'ideale della scienza dell'800. Il principio di causalità, come era inteso e adoperato da questa scienza, implicava due aspetti fondamentali:
1) la necessità con la quale l'effetto segue la causa, sicché data una causa determinata, un effetto determinato deve inevitabilmente seguire;
2) la previsione infallibile che tale necessità comporta perché, data una determinata causa, non può seguire che quell'unico determinato effetto.
E' ovvio che questi due aspetti sono strettamente legati insieme e che l'uno implica l'altro.Le relazioni di indeterminazione dicono semplicemente che questi due aspetti non si ritrovano nei fenomeni fisici subatomici e, per conseguenza, in nessuna parte della realtà fisica. Non si ritrova la necessità perché uno stesso sistema di eventi può dar luogo a esiti diversi nessuno dei quali è inevitabile. Non si ritrova la previsione infallibile perché la condizione ora descritta non rende possibili che previsioni probabili. In tal modo, il principio di causalità che sembrava il più saldo pilastro delle costruzioni teoriche della scienza dell'800 è stato polverizzato, e non già da critiche teoriche, ma dai progressi sperimentali della scienza.
Il rivolgimento implicito in questa caduta del principio di causalità è cosi radicale che ancora non sono state scorte tutte le sue conseguenze. Si spiega pertanto la riluttanza di molti pensatori e scienziati contemporanei ad accettare questa caduta e si spiegano i tentativi fatti per mantenere in piedi il principio nonostante la sua chiara inutilizzabilità per la scienza.
Tra tali tentativi quello di Max Planck. Poiché l'indeterminazione è provocata dall'azione dei mezzi di osservazione sull'oggetto osservato e dipende dal fatto che l'uomo, coi suoi organi di senso e i suoi strumenti di misura, fa lui stesso parte della natura ed è sottoposto alle sue leggi, Planck ha concepito uno spirito ideale, libero da ogni dipendenza dalla natura e capace di abbracciare tutti i processi fisici che si svolgono contemporaneamente. (=uno spirito che non sia coinvolto nel cosmo, trascendente il cosmo, onnicosciente...Dio?) Per questo spirito ideale non esisterebbe l'indeterminazione di Heisenberg ed esso quindi sarebbe in grado di predire con certezza e in tutti i dettagli qualsiasi processo fisico. Scientificamente, nota Planck, l'esistenza di tale spirito non può essere né provata né confutata; ma l'ammissione della sua esistenza permette di introdurre un rigoroso determinismo negli eventi della natura.Queste ultime parole di Planck contengono il riconoscimento del carattere puramente fittizio della sua ipotesi: un'ipotesi che non può essere né confutata né confermata con i mezzi di cui dispone la scienza, non è un'ipotesi per la scienza e tutto ciò che si può dire di essa è che non ha alcun significato scientifico. L'ipotesi prospettata da Planck, come parecchie altre che sono state prospettate per conservare il principio della causalità rigorosa, nonostante l'aperta smentita che la fisica gli ha inflitto, hanno tutte lo stesso carattere: ammettono che la causalità c'è ma non per la scienza, e quindi per l'uomo che costruisce la scienza, ma per uno spirito ideale ipotetico o in un'ipotetica realtà che è al di là della scienza. Tutte queste ipotesi pertanto contravvengono ad uno dei canoni metodologici della scienza moderna: si può parlare solo di ciò che si può osservare.
D'altronde il timore che l'abbandono del principio di causalità faccia piombare nel caos la ricerca scientifica togliendole il principio supremo dell'intelligibilità delle cose, si è manifestato completamente infondato. L'abbandono di quel principio infatti è il riconoscimento operante di un altro principio, che è implicito nelle relazioni di indeterminazione e nella previsione probabile. Principio che potremmo dire di condizionamento.
Ciò che la scienza si preoccupa di determinare sono le condizioni che permettono di prevedere i risultati probabili di un'osservazione futura. Una volta eseguita questa nuova osservazione, i suoi risultati entrano a costituire nuove condizioni per la previsione probabile di osservazioni ulteriori; e cosi via. La scienza procede riconoscendo ad ogni passo le condizioni che delimitano un campo di possibili risultati e muove perciò da una serie di condizioni ad un'altra che può essere più o meno simile alla prima. Questo processo non ha evidentemente nulla a che fare col processo causale. Esso implica l'abbandono della pretesa di poter descrivere il mondo in termini di sostanza (materia ed energia) e di proprietà della sostanza. Ciò spiega perché la scienza contemporanea utilizza un linguaggio logico-matematico, che non è più fondato (come quello della logica aristotelica) sulla nozione di sostanza bensi su quella di relazione."
(da ABBAGNANO-FORNERO Manuale di Filosofia per licei)
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postato da Giuseppe Freda, il
Di numeri ne ho più di un centinaio, ma non ero abbonato, e diversi mi mancano. Se esistesse un DVD dell'intera raccolta mi interesserebbe molto.
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postato da Giuseppe Freda, il
Estendi la ricerca ai numeri dall'1 al 24. Ricordavo fotograficamente alcuni raccoglitori; ma erano 4 non 2 (ciascuno contenente 6 numeri della rivista). Il problema è che ho dato una scorsa, e non mi pare vi sia un articolo specificamente dedicato alla meccanica quantistica in cui compaia questa citazione del discorso di Bohr in occasione del ritiro del Nobel. Ma l'affermazione fu fatta sicuramente in quella sede.
Probabilmente la citazione che ricordo era inserita in articolo su diverso argomento, il che rende più difficile la ricerca.
Se però si riuscisse a trovare il testo di quel discorso, si taglierebbe la testa al toro.
E' noto come Bohr (e la scuola di Copenaghen) fosse in disaccordo con Einstein e de Broglie, portatori di una visione classica (struttura insieme ondulatoria e corpuscolare della materia), mentre invece Bohr sosteneva la complemetarietà dei due aspetti (o l'uno o l'altro, ma come manifestazione, mentre il substrato è unico).
Ho trovato anche su internet quanto segue:
Riguardo i parallelismi tra Complementarità e "fenomeni psichici" così si esprime Niels Bohr nel libro "I Quanti e la Vita" (Ed. Boringhieri, Torino) :
"Per quanto inconsueto possa sembrare, in questo sviluppo della fisica, sono certo che molti avranno riconosciuto la stretta analogia esistente tra la situazione nell’analisi dei fenomeni atomici (descritti dalla meccanica quantistica) e certi aspetti caratteristici del problema dell’osservazione nel campo della psicologia ... Nel corso della introspezione è chiaramente impossibile distinguere nettamente tra i fenomeni di per sé e la loro percezione cosciente, e benché sia lecito parlare talvolta di attenzione concentrata su qualche aspetto particolare di un’esperienza psichica, a un più attento esame risulta che anche in quei casi si ha in realtà a che fare con situazioni mutuamente escludentisi. Tutti conosciamo la vecchia sentenza secondo la quale, se cerchiamo di analizzare le nostre emozioni, cessiamo di possederle, ed è in questo senso che tra le esperienze psichiche, cui noi associamo le parole "pensieri" e "sensazioni", riscontriamo una relazione di complementarità simile a quella esistente tra le esperienze riguardanti il comportamento di atomi sotto differenti condizioni sperimentali."
Questo testimonia un grosso interesse dello scienziato non solo per il tecnicismo scientifico, ma per gli aspetti filosofici ad esso connessi. Inoltre da questo a parlare di natura spirituale (psiuché, anima) della materia il passo è molto breve...
Ma la soluzione è trovare il testo del discorso di Bohr in occasione del ritiro del premio Nobel. Io proverò a spulciare ancora; ma mi fido molto della tua abilità di informatico e... del tuo amore della conoscenza. :))