Commenti a "Un amore che finisce non era amore. Perciò, se..." di Giuseppe Freda
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postato da Donatella, il
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postato da Giuseppe Freda, il
Grazie per l'apprezzamento e per le 5 stelle.
Nel merito della problematica che hai affrontato, più volte ho potuto constatare che la fine di un amore è un po' come il gioco della canasta: chi "chiude" vince e rimane più o meno sereno, mentre l'altro rimane con le carte in mano e paga un grosso pegno di dolore.
Ragion per cui molti, appena vedono la "mala parata" (fiutano cioè il sospetto di stare per essere lasciati), procurano di... giocare d'anticipo. Un gioco davvero crudele.
Un piccolo consiglio per chi resta con le "pinelle" in mano... Tenta con ogni mezzo di capire: 1) che quello dell'altro/a non era amore (l'ho scritto nell'aforisma: parrà incredibile, ma è così); 2) che il tuo... se lo era, era ed è un patrimonio TUO, che un giorno, passata la delusione, potrai forse donare alla persona giusta. Ma SOPRA TUTTO evita di "entrare nella parte" dell'abbandonato/a: sappi valutare in ogni istante gli aspetti positivi che la ritrovata libertà ti offre, e goderteli uno ad uno.
(Dopo di che, mi propongo come redattore del prossimo calendario di frate indovino). : ((
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postato da Giuseppe Freda, il
Grazie, Armanda!!
Ma forse è meglio così...
Perché forse anche la seconda fase è un viaggio senza ritorno... : ((
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postato da Giuseppe Freda, il
Io sono profondamente convinto che la sofferenza sia una sorta di lima che smussa i nostri angoli e, prima o poi, ci induce a comprendere cose che prima non avremmo potuto capire. Del resto, è noto che, quando abbiamo un problema o un dolore, riesce di solito a comprenderci (e semmai anche ad aiutarci) solo chi attraverso quel problema o quel dolore c'è passato.
Cero, non sono prove facili. Spesso la sofferenza cristallizza, peggiora, talora conduce addirittura all'abiezione... Non è affatto scontato che tutto il male non venga per nuocere. Almeno nell'immediato.