Commenti a "Non cercare di diventare un uomo di successo..." di Albert Einstein


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Un'ultima osservazione: che Federico abbia pensato e scritto, insieme a talune cose interessanti, una massa di sciocchezze, è a mio avviso cosa evidente. Ma fosse solo per le sciocchezze, non ci sarebbero problemi... Il punto è che con le sue pontificazioni malate ha distorto molte menti sinceramente desiderose di conoscenza, di guida e di verità, fatto che ritengo a dir poco delittuoso.
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Quando parliamo di società degli esseri umani, dobbiamo chiederci cosa essa sia, o meglio ancora cosa la tenga unita evitando che essa si disgreghi nell'individualismo omicida e nell'anarchia.
    Chiunque abbia un minimo di realismo non può non vedere che l'elemento di coesione è oggi solo ed esclusivamente l'utilità, l'interesse. E non l'interesse collettivo (di cui NESSUNO è portatore), ma esclusivamente l'interesse individuale. I valori universali, i sentimenti, la solidarietà, e tutte queste bellissime cose, pur sentite prepotentemente da alcuni, cozzano da sempre contro l'interesse individuale, uscendone da sempre perdenti, come comprovano le macroscopiche ingiustizie di cui siamo ogni giorno testimoni. Essi valori universali, cioè sociali, potranno prevalere solo nel caso in cui la sofferenza degli altri venga percepita da ciascuno come sofferenza propria. Se ciascuno di noi fosse in grado di percepire come propria la sofferenza dell'umanità, ciascuno di noi non si darebbe pace finché tale sofferenza non fosse letteralmente cancellata dalla faccia della Terra.
    Ma anche tutto questo potrà avvenire solo in una prospettiva individuale. Nascono e muoiono singoli individui, non organismi sociali. Se questi esistessero, sarebbero la massima forma di oppressione possibile della libertà individuale.
    La nostra attuale organizzazione sociale è dunque estremamente primitiva, perché primitiva è ancora la nostra percezione dell'altro. Ma non sarà sempre così.
    Nel merito della frase, io eliminerei tanto l'uomo di successo (il successo esiste solo in una prospettiva sociale di tipo scimmiesco) che l'uomo di valore (nessun uomo è di valore: siamo tutti piccole cose), ma inserirei al primo posto, nella scala del "cercare di diventare", una nuova figura: l'Uomo di domani, capace di comunicare con gli altri uomini, e con l'universo intero, a mezzo di strumenti profondi, superiori al grugnito, alla parola e alla stessa ragione.
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Una buona società non dev'essere mai formata da numeri pari, sempre da numeri dispari...
...e mai superiore a uno!.
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La società siamo noi, non è corretto. In principio NON era il verbo,
Tutto ciò che ha valore dovrà sempre fare I CONTI, con ciò che non ne ha più da tempo ormai...  società.
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La società siamo NOI....dipende solo da ognuno di noi se credere e profondere i valori universali o cedere ad un effimero successo, a promuovere solo la nostra vuota immagine capitalizzata e votata al consumismo...l'autenticità dei sentimenti e dei valori non ha prezzo e non conosce la sfida nel tempo, poiché tutto ciò che è superficiale svanisce....tutto ciò che ha valore rimane per sempre.

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