Scritto da: Alessandro Petrelli
La mia è davvero una brutta malattia, mi risulta molto difficile accettarla. Ma in fondo, se devo guardare le cose nel complesso, mi ritengo fortunato. Ho oltrepassato da poco gli ottant'anni, ho trascorso una vita stupenda e ho avuto un lavoro soddisfacente. Ho tre figli e cinque nipoti, e ognuno dei miei figli ha una propria famiglia, una bella casa e un buon lavoro. E poi c'è lei... mia moglie! Io non sono più una persona autonoma, ho bisogno di aiuto se devo vestirmi e svestirmi, se devo mangiare, passeggiare, o fare la barba, e lei questo non me lo fa mai pesare. Stiamo insieme da più di cinquant'anni, ma mi ama come se fosse l'inizio. E la cosa che più mi sorprende è che riesce a farlo ancora oggi, ogni giorno, nonostante sia costretta a sopportare tutto. Sarei perso senza di lei, ed è questo il vero motivo per cui mi sento ancora fortunato. Perché è vero, ho due braccia e due gambe che non funzionano, ma in fondo so che ci sono le sue.
Composto venerdì 10 settembre 2021

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    Scritto da: Alessandro Petrelli
    Riferimento:
    Monologo di un paziente con Parkinson.

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