Il gioco più brutale è quello che fa il tempo.
Ho desiderato tanto e forte di diventare adulta.
L'ho desiderato per tutta l'infanzia.
Che la scuola finisse.
Che trovassi un lavoro.
E adesso mi viene una voglia irrefrenabile di tirare le redini.
Di tirare le redini al tempo.
Di dirgli "aspetta un po'" che non ho più fretta, che ora è il tempo perfetto, che vorrei mi appartenesse per sempre.
Di dirgli "finalmente sono arrivata a destinazione e questo momento e questo posto mi piacciono" e non desidero altro.
Che se ci fosse il tasto pausa lo premerei.
E invece il paradosso è che, proprio adesso, i giorni mi volano davanti con ali grandi e se ne vanno lontano a perdita d'occhio.
E le stagioni si alternano come i minuti pari e quelli dispari e sono così piccine che le vedo passare tra le dita come la sabbia della spiaggia, quando la impugno.
E il tempo non lo puoi impugnare, non è mica tuo e nemmeno degli altri.
Non si fa acchiappare, non si fa fermare.
E allora voglio spremerlo come un limone e prenderne tutto il succo, godere della vita, di quello che c'è oggi.
Oggi è già finito e non voglio andare a dormire.
Eh si... quando vado a dormire penso sempre che, una volta chiusi gli occhi, lascio che domani possa rubare indisturbato il giorno di oggi.
Composto lunedì 6 agosto 2018
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