La sua voce, come onde del mare che sbattevano sullo scoglio, mi colpivano, mi distruggevano.
Tenevo stretto il suo braccio per non farla andare via, mentre dentro di me tutto crollava, come crollano le torri di pietre durante un terremoto, il vento sul viso, il freddo durante una notte d'estate, e lei diventava sempre più piccola.
Quel braccio che scivolava lento dalla mia mano, poi, il vuoto... il silenzio, il buio che si stringeva intorno a me, la sua immagine che si allontanava tra le luci della città, in quella stessa strada, che qualche giorno prima era la più bella, ma quella sera divenne la più fastidiosa.
La sua immagine, che ad ogni passo diventava impossibile da guardare, si dissolse come una nuvola bianca in un cielo notturno, illuminata dalla luce di una luna triste, priva di ogni desiderio.
Sarei corso da lei, ma ero spaventato, incapace di parlare, incapace di respirare, incapace di dirle ti amo.
Composto martedì 26 marzo 2019
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