Perché non seguiamo i segni, quei segni che emergono dal principio di ogni situazione e che ci avvisano di non perseverare in un'idea? Penso sia legato al fatto che la nostra mente necessità di coerenza per funzionare, di legittimare il predominio della situazione. Non di rado diciamo a noi stessi "non deve mica andare come l'altra volta, se non lo vivo non lo saprò." E poi va esattamente secondo copione, perché siamo noi ad aver agito secondo copione non avendo mutato assolutamente condotta. C'è distinzione tra conoscenza e consapevolezza. La conoscenza porta a dire "so che..." ma non cambia la dinamica, la consapevolezza invece tace e muta il percorso perché ha piena fiducia della sensazione che ha ricevuto dal primo momento, bypassa la coerenza necessaria alla mente e porta scoprire qualcosa di nuovo e inaspettato, qualcosa che cambia la visione. Si scopre che non sono gli altri a sbagliare nei nostri confronti ma che siamo noi a sbagliare a dar fiducia a determinati presupposti che ci derivano dalla cultura, dall'educazione, dalla storia, da tutta una serie di concetti che non abbiamo mai elaborato noi per primi ma che abbiamo trovato già appena nati, belli e impacchettati con un fiocco e carta dorata. Le esperienze sono poca cosa se non se ne acquisisce il senso e non ci si rende conto che l'intuito (non l'istinto) va seguito in qualunque direzione esso ci spinga, anche ad allontanarci dal desiderio più grande che abbiamo.
Composto sabato 20 settembre 2014
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