Quando sarò memoria, in quale età
degli occhi tuoi salirò a galla. Giovane,
fra i tuoi giochi in ginocchio, per avere
il tuo viso a livello del mio.
O come oggi mi vedi, dall'altezza
del ramo terminale ove fiammeggi:
io per te spallidente radice,
figura che abbandona la finestra,
già sfilato ogni anello. "Naturale,
non infelice abnegazione" - medita,
centrandomi, lo sguardo di diamante
dei tuoi vent'anni. Seppure
così non è: che mai non cessa, mai,
di trasalire alle sobillazioni
di primavera l'anima. (Saprai
tutto a suo tempo). Adesso
fermami in questa luce di trapasso,
-profilo tra fuoco e cenere - già incisa
memoria in te, dove mi sento in salvo.
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