Credere o non credere nella fortuna? La fortuna è solo il nome che diamo al caso quando sembra appoggiarci. Ovvero è un termine pubblico barbaro che indica il potere casuale che ha una una persona nel fare qualcosa che non ne era in ogni caso capace. Certamente non esiste quella signora bendata che raffiguravano gli antichi. E non esiste nemmeno un'entità a se stante, capace di scelte, di stime e di antipatie, che possiamo qualificare come fortuna. Non più di quanto sussiste la gloria in sé o lo splendore in sé, salvo che come opinioni. E ormai nessuno crede più che le nozioni esistano al di fuori della mente degli uomini. Se la fortuna è un buon concetto, se ne può tentare una descrizione, restanti tuttavia lontani da miti mitologie e preconcetti. Restando cioè convinti che non esiste la signora bendata che ogni tanto bacia qualcuno dando luogo a una vincita della lotteria. La casuale per la quale si riscontra una meteora, per esempio la pioggia, è del tutto ignota ai più. Dunque il fatto che piova un giovedì mentre voleva andare al mare proprio quel giorno è considerato sfortuna. In verità, più che di sfortuna, si tratta qui ignorantaggine. Il meteorologo, in possesso di questi dati, avrebbe potuto avvertire: "possibilità di pioggia al ottanta per cento". Il che oltre tutto avrebbe lasciato ancora un venti per cento alla "fortuna" cioè all'impossibile. Quindi solo gli uomini sciocchi aspettano il giorno fortunato. Ma ogni giorno è fortunato... ma per chi sa darsi da fare.
Composto sabato 1 gennaio 2005
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