Tutti i problemi che incontriamo durante la nostra esistenza non sono altro che specchi che rifrangono la nostra percezione. Ci sono migliaia di elementi che definiamo come problemi, mentre altri milioni per noi non lo sono. In realtà, non esistono problemi, se non quelli che creiamo in relazione alla nostra interazione con il mondo. Voglio guarire, voglio un lavoro, voglio essere felice, voglio essere amato, voglio raggiungere il mio sogno. La chiave di cui disponiamo che è in grado di aprire tutte le porte è nell'enorme potere di compiere una scelta tra due strade, entrambi difficili da percorrere: cambiare noi stessi per raggiungere un obiettivo o desiderare un obiettivo diverso. Tutto quello che desideriamo è alla nostra portata. L'unico nostro problema è che crediamo di non meritarlo.
Dove siamo in realtà? Sembra una domanda assurda, ma mi è capitato di pensarci spesso. Credo che rimuovendo i rumori e i suoni che ci circondano, tra le infinite parole che sono sempre presenti, anche quando non ci sono attorno, mettendo da parte la vergogna, i pregiudizi, la paura di essere giudicati, anche e soprattutto da noi stessi, nel più assoluto silenzio, ascoltando solo il profondo delle nostre emozioni, è lì che ci troviamo. Nascosti da una fitta coltre protettiva che ci identifica, ma non ci rappresenta. È un esercizio che ogni tanto andrebbe fatto, magari insegnato anche a scuola: trovare se stessi, la persona con cui sicuramente trascorreremo tutta l'esistenza. O forse mi sbaglio. Magari quella protezione fa sempre parte di noi stessi, come una "seconda pelle". Certo è che quando andiamo oltre quella barriera fatta di convenzione possiamo scoprire cose fantastiche su noi stessi. Essere sinceri con il proprio io. Questo è un ottimo auspicio.
Sentimento umano generalmente ritenuto come "intimamente correlato" con l'amore è la gelosia. Tuttavia, indipendentemente dai modi e dalla veemenza con cui ha modo di esprimersi, essa permea in sé una potente e inscindibile componente egoistica. In tale ottica, risulta difficoltoso intravedere un'unione di intenti tra amore e gelosia, al pari di quanta ce ne sia tra amore ed egoismo, pur ammettendo che ogni azione umana sia volta al soddisfacimento dei propri fabbisogni. Per meglio "apprezzare" tale contraddizione in termini, si immagini la sola differenza di suono recepibile tra la frase "Ti amo e voglio che tu sia felice" e "Ti amo e voglio che tu sia felice soltanto con me".
Tra i grandi diletti umani incontriamo il giudizio. Sebbene possa ritenersi comprensibilmente attività legittimata dall'essenza stessa dell'individuo, invero permea in sé, quando rivolta univocamente verso l'esterno e con connotazioni di sdegno per il comportamento altrui, una negazione della propria umanità. Nulla può generare più ipocrita autolesionismo della coscienza, come giudicare altre vite senza viverle. Ciò che ci consente di giudicare "negativamente" gli altri rappresenta, probabilmente, la stessa condizione che dovrebbe razionalmente impedircelo: l'infinita diversità delle nostre esistenze.