E stasera è la classica sera, che non m'interessa sapere se le colline sono in fiore, se le foglie cadranno in autunno, se il mare è calmo o in tempesta. È la sera che guardo fuori dalla finestra, senza un punto preciso, senza aspettare nessuno. Non ho tristezze e rifiuti da smaltire, il cuore è calmo, ma, per fortuna, non piatto. Non apro ai ricordi, non elenco i pensieri, guardo fuori e mi basta, stasera è una sera così. Non bevo per dimenticare, ho tutto da guadagnare a ricordare. Se tu, amico mio, avessi accettato l'invito, ti avrei parlato ancora, cento volte di lei. Te ne avrei parlato così tanto e con tanta forza, che avresti visto i suoi occhi scuri, tra le parentesi di certi giorni malinconici e il suo sorriso lo avresti indovinato mentre ridevo di me. Ma è una sera così, non è la prima. È lei, non la sera, che è unica.
E passo le notti ad aspettare che i ricordi mi vengano a trovare. Guardo fuori, la strada è deserta e il gabbiano che canta assomiglia ad un cigno. E anche stanotte con il cuore in ammollo, a pensare a una donna: a quella soltanto. Il mio gatto mi guarda e forse capisce, mi fa le fusa e aspetta carezze. Ha capito dal mio fare distratto, che penso a lei e arrivano solo dolcezze. Miagola lui, canta ancora il gabbiano: ho pronta l'orchestra, ci fosse anche lei, le urlerei ti amo. E siamo in estate, ma sembra più autunno, il cielo che gioca con la pioggia ed il vento, aspetto carezze portate dal sole e leggo l'oroscopo sopra un giornale. Le previsioni sono tutte a favore, ma se ci credo sono proprio un frescone. E intanto passano piano le ore, dovrei già dormire ma aspetto, tranquillo, che la notte tramonti. Faccio così per ingannare i miei sogni, tengo ancora, un momento soltanto, il cuore in ammollo. E aspetto il cantare del gallo.
A una donna così non puoi dire bugie, guardarla negli occhi e far finta di niente. Che niente è successo, che tutto è normale, che non fa rumore il tuono del temporale, dopo che sei stato a pensarla per ore. Una donna così devi solo abbracciarla, guardarla negli occhi senza parlare e farle capire che non può far male il tuono che segue quel temporale. Una donna così l'hai aspettata per anni, l'hai cercata in tutti quei giorni che non avevano senso, come le strade affollate di un tempo, tra gente distratta e lontana. Una donna così, perché così è solo lei, che la guardi e capisci soltanto che non capisci più niente, è quella importante e c'è solo lei, che riempie un istante. E quell'istante, di tutta una vita, è l'unica cosa importante.
Trovati nel mio cuore a una qualsiasi ora di questa vita. Ma non perderti. Siediti, aspettami, perché io sto aspettando te e spero di non fare tardi. Ho già timbrato i biglietti del passato e quelli del futuro li aspetto da un momento all'altro. Passeggia nel mio cuore anche di notte, se vuoi, non mi sveglierai, perché ti sognerò mentre cammini. Trovati nel mio cuore e canta, io ho cantato per te nei tuoi giorni allegri e ho pregato il cielo, il giorno e la notte, nei tuoi giorni amari. Trovati nel mio cuore anche tra vent'anni, alla fine dell'autunno o ai primi caldi di un'estate che non andrà mai via. Raggiungimi come il volo dell'albatro, come il canto dei gabbiani.
Avrebbe avuto davanti il viso di lei per tutta la vita. E non gli importava di nessun altra, perché nessun altra poteva essere lei. E nei giorni tremendi che sarebbero arrivati, l'immagine di lei, dei suoi occhi, il canto della sua voce, sarebbero state le uniche cose che lo avrebbero tenuto in vita: lei, l'unica per cui valesse la pena vivere, combattere e sperare. Una tempesta, peggio, un uragano si stava abbattendo sul mondo, ma lui non aveva armi per uccidere: soltanto il viso di lei per proseguire. E lo sapeva, conosceva bene quel motto (un po' cretino ), bisogna essere in due per ballare il tango. Ma andava bene così, gli bastava averla incontrata, sapere che comunque lei c'era, non era una visione, bensì una donna reale. E nei giorni di tempesta, quando tutto sembrava potesse andare perduto, avrebbe avuto davanti alla sua strada l'immagine di quella donna, per la quale avrebbe dato la sua vita, soltanto per saperla felice. E avrebbe preso su di sé, sulla sua schiena, tutti i malanni e le tristezze di lei, per liberarla, come una farfalla impigliata in un fiore, per saperla non serena, ma felice. Perché per una donna così vale sempre la pena proseguire; anche il futuro più nebuloso può avere un senso. Gli antichi, quelli prima del virus, chiamavano tutto ciò amore. Ma quella parola si perse tra le grida della battaglia, tra gli ululati delle iene. Soltanto alcuni la ricordarono. E qualcuno sopravvisse.