Forse doveva andare così, o forse no. Non ti meritavi di andartene. Avresti dovuto restare con me, crescere insieme a me, vivere insieme a me. Quando ho capito realmente che te ne eri andato sono rimasta senza fiato, senza aria, perché se ne era appena andata una parte di me. La vita, ti mette sempre davanti a situazioni che non ti aspettavi, a situazione che ti lasciano fermo. Immobile. Piangi. Urli. E poi, poi piano piano torni a respirare, torni a capire che puoi ancora amare. Puoi ancora salvare la vita di un altro gattino, e puoi regalargli tutto l'amore che hai dentro. E vai avanti. In qualche modo. E poi capisci, che forse doveva andare così. Dovevi capire che l'amore che hai dentro è sempre più forte. E che rimarrai sempre una parte di me, e che te ne sei andato, sei rimasto qui. Dentro alla parte più profonda di me.
Siete la cosa migliore che mi sia capitata nella vita. Definirvi come animali da compagnia sembra sciocco. Voi siete di più. Siete i miei compagni di viaggio, siete i miei compagni di vita. Mi avete insegnato cosa sia veramente l'amore. Quando i vostri occhietti incrociano i miei, vedo tutto quello che mi state dando e tutto quello che mi darete.
E poi lo senti. Ti senti diversa: come se ti avessero tolto una costola. Ti senti incompleta, perché ti manca qualcosa, non il gesto in se. Tandu. Rèlevè. Ma per quello che c'è nel mentre, la sensazione che ti persuade due secondi prima di salire sul palco, o più semplicemente prima di entrare in aula. L'adrenalina che ti scorre nelle bene, e diventi così, tutt'uno. Il tuo corpo si muove al ritmo del tuo cuore. Battito dopo battito. E volteggi, entri in un altro mondo che ti cattura, ti tiene stretto e ti controlla. E poi un altro battito. La musica di scorre nelle vene. Il sipario cala e tu rimani li, piccola ad osservare il pubblico che applaude. L'unica cosa che poteva farmi smettere di ballare, era un difetto fisico. Qualcosa più forte di me, qualcosa che mi mette una barriera: alzando un muro. E io vorrei tanto farlo crollare.