Non capisco perché le persone memorizzino gli errori di altre persone, per servirsene ad hoc. Forse, sarà che siamo immaturi ancora, ma questa è una tecnica barbara. Ora ascoltami: tu davvero la vuoi perdonare? Perché se la perdoni, i suoi errori non dovranno più venirti in mente. Mai più.
Comunque sia, è te che vorrei sentire. Ti ho perdonata, sai? L'ho fatto perché in qualche modo bisogna andare avanti. Ti ho perdonata perché ho dimenticato. Ho dimenticato il male che mi hai fatto o quello che credevo mi avessi fatto, perché a volte, le persone non si capiscono e si accusano di tante cose, tranne che del fatto di non amarsi più. E scagliarsi contro l'altro diventa facile, perché si vuole farsi vittima piuttosto che carnefice, così si fa meno male. Non so chi ha sbagliato. Probabilmente entrambi, forse nessuno. Forse è che le cose spesso devono andare diversamente da come vogliamo e volenti o nolenti, dobbiamo accettarle. Ma ti voglio bene lo stesso, come una bambina che adora il suo papà o come l'amore di una madre per i suoi figli. Ti voglio bene, davvero.
Mi chiedo come fai. Come fai a farmi innamorare e disinnamorare nel tempo che vuoi tu? Mi avvicini, mi allontani: sembro il tuo giocattolo preferito. Saranno quegli occhi così brillanti, quelle labbra così sensuali, quel viso d'angelo che nasconde un diavolo, quei gesti così dolci, ma nessuna riesce a colpirmi e ferirmi come fai tu, con un semplice sguardo. Sarà che forse... ti amo. Ed io lo so, lo so che ti manco. Si capisce dal modo in cui mi eviti, dal modo in cui mi ignori, dal modo in cui mi rendi una nullità, per poi farmi sentire speciale con una sola parola o un solo sguardo.
Ciao, amore. È così che ti ho salutata, a bassa voce, l'ultima volta che ci siamo visti. Ma cosa ne sapevo io dell'amore? Nulla... non ho mai saputo un cazzo dell'amore, io. Ho scoperto tutto dopo, quando è arrivata la fine, quando il tempo era scaduto, quando non avevo altra scelta che imparare cosa fosse, quando ti ho salutata per l'ultima volta. Ciao, amore. È cosi che ti ho chiamata, quasi piangendo, quell'ultima volta. Mentre tu mi dicevi addio.
Forse non mi servono più le promesse. Forse ho solo necessità di conferme, la certezza di esserci ogni momento. Non ho bisogno di un "ci sarò sempre" ma di un "ci sono". Oggi. E per sempre.
Per un tempo immemore ho desiderato la tua stretta. Ed un tempo indefinito si è realizzato quando le tue braccia hanno avvolto il mio corpo, avvicinato il tuo respiro e toccato la mia pelle. In quel momento ho capito che l'eternità esiste. E risiede nel tuo abbraccio.