Uno dei sistemi per sminuire chi dice il vero è quello di deriderlo, screditarlo, facendo sembrare che quelle parole siano il parto di un pazzo e mettendone quindi in dubbio le sue facoltà critiche, o peggio, inducendo l'opinione pubblica a pensare che siano elaborazioni intellettuali che lasciano il tempo che trovano e avulse dalla realtà, quella realtà al di fuori della quale non si può andare, combattere o tanto meno cambiare. L'opera magistrale di chi vuole mantenere in vita questo sistema è far credere che dipenda esclusivamente dall'individuo liberarsene, prosciugandone contemporaneamente ogni risorsa perché ne possa uscire.
Le parole evocano. Per esempio è diverso dire rinnovamento e cambiamento, seppure siano sinonimi. Il rinnovamento è un cambiamento profondo, viscerale, che parte dall'intimo, mentre il cambiamento può essere solo apparente, circostanziale. E così ogni parola che si usa, a seconda del contesto, di com'è pronunciata, di quali parole ha accanto, della forza e del valore che gli si da, assume una rilevanza in un senso o nell'altro. Se dici rivoluzione, ti appelli ad un capovolgimento globale del modo di vedere le cose, e quella parola va oltre il singolo ma si riferisce ad una collettività più ampia, a cui senza averlo confessato apertamente, per il solo fatto di averla scelta farà da richiamo.