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Scritto da: Francesco Mappa
La cattiveria e la perfidia di decomposte identità non hanno affatto alchimizzato l'unio perfetto tra la mia raggiante intelligenza e la mia mercuriale anima. Il silenzio d'oro che ha contraddistinto il mio cammino attraverso le vie avvolte dalle tenebre, ha snaturalizzato il sincretismo analitico del tempo e ha permesso che guardassi più a fondo nel mio cuore, scorgendo, meravigliandomi ancora una volta, un tripudio di luce giacere nello scrosciante pendìo del mio sottile canto, avidamente strozzato dalla danza funeste di chi ingerisce il corpo del Signore ogni domenica e poi lo vomita come un rospo indigesto. Ho imparato altresì che l'amore per gli uomini uccide e che mai bisogna alienare loro l'aurora del proprio intelletto. Ho saltato dubbiosi e tardi, ho accresciuto la mia indole, ho finalmente amato. Amato Colei che ha condotto parte della mia stagione nel sogno di riconciliarmi alla gioia, all'assoluto piacere. Ho dovuto superare me stesso, portare al monte le mie ceneri e rinascere da una fiamma più chiara. Sono ora corpo e anima nuovi. Sono virtù. E lo sono appieno, consapevole di essere costituito di aria rarefatta e pura e pertanto che rappresento una minaccia per le menti tarlate di chi confonde demenza ed invidia con moralità. Ho sempre volato in alto senza essere mai spinto, sperimentando su di me la sofferenza ancestrale di una profondità illusionistica, ove anche la cromia decorativistica del desìo si disperdeva nella melodica essenza dell'ignoto. Ho il cuore straziato. Di esso, i miei occhi ne sono tenero riflesso, pur restando diamanti. Lontano dall'odio e dalla vanità, ammanto la vela maestra e fuggo fuori dal mare tenebroso dell'iniquità, al timone di un vascello di cristallo varato nella sofferenza, oscura e cupa, che però è della stessa natura dell'infinito. Infinito che percepisco poiché ho mangiato il pane nel dolore, ho trascorso le ore più profonde della notte piangendo e aspettando il mattino. Colui che conosce gli altri è sapiente, colui che conosce se stesso è illuminato. Colui che vince gli altri è forzuto, chi vince se stesso è forte. So chi sono. Illuminato e forte! Si dice che non esiste eroe per il proprio servitore. Ma l'eroe può essere riconosciuto solo dall'eroe. Probabilmente il servitore saprà giudicare il proprio simile.
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