Scritto da: Genoveffa Pulviscolo
in Diario (Esperienze)
Occorre tempo. Quando qualcosa ce lo dice chiaro... non sempre ne abbiamo.
Tempo per ricordare, lasciando che le immagini sorgano senza fretta. Tempo per decidere, senza dover fare qualcosa per forza. Tempo da spendere, caro come costa, tempo da sprecare, poco che ne abbiamo. Tempo per aspettare, senza sbuffare, smaniare. Ci accompagna qualcuno a passo lento, e forza aspettiamolo. Occorre tempo per vivere, ma anche per morire. Tempo per pensare al tempo, quello sprecato, quello che non torna, che ancora resta. Se il tempo fosse tutto-il-tempo, non ne parleremmo, si dice. Ma chi l'ha detto. Forse che qualcuno ne ha esperienza? Il tempo che conosciamo è sempre andato. È sempre tardi. A volte troppo. A volte il tempo è proprio nato dopo.
Occorre tempo, comunque. E il tempo non c'è modo di produrlo. Possiamo misurarlo, inconsciamente lo possiamo estendere e comprimere. Su un letto, quel giorno, lo abbiamo perfino fermato, con le tende che vibravano nel pomeriggio estivo, con la sua pelle luminosa accanto.
E poi possiamo perderlo, sprecarlo, accartocciarlo come fosse carta di giornale, gettarlo, neppure differenziarlo, il tempo. Quello che poi, quando ti serve, daresti ciò che hai per un minuto ancora, uno soltanto: "Non andare via, aspetta, un momento soltanto..."
Tempo per dire le parole che, senza tempo, non dirai. Tempo per ascoltare le parole, le frasi che non hai detto ancora, che se non c'è più tempo non pronuncerai mai. Le parole che non hai detto quando c'eri, quelle che poi... quando sei andata via... Quelle che anche se ci fosse stato tempo, non avresti detto mai. Ma allora a che ti serve il tempo? Stavo sperando, e per sperare servono giorni, anni.
Il tempo per pensare al tempo, c'è anche lui. Tempo che sembra sprecato, ma non è così. Il tempo quando pensi si siede per strada, il mento sulle palme delle mani, i gomiti sulle ginocchia. Solo in quel momento è inerte, vinto. Quasi ne gode, per qualche istante anche lui senza tempo, senza appuntamento. Ci sorride. Almeno fino a quando non ci rimettiamo in marcia, e lui dev'essere più veloce, deve precederci sempre. Essere sempre in tempo, far essere sempre noi in ritardo.
Tempo non ce n'è, e quando ce n'è troppo ci innervosiamo. Quando c'è una coda, quando c'è una fila. "Ma dove devi andare?" "Sono in ritardo!" Là davanti c'è solo quell'appuntamento, hai così fretta di arrivarci? "Ah... no... ma...". Appunto.
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