Scritto da: V. Asevschi
in Diario (Esperienze)
Perché dovrei dimostrare qualcosa a qualcuno? Per aggregarmi alla moltitudine, trasformarmi in un involucro senza entità e consistenza per tutta l'esistenza finché non divento una carcassa? Con la maschera sul volto e gli occhi spenti, uno fra tanti - ma nessuno - lo sguardo abbassa. Il tempo passa, tutto quel che ho dentro esplode, poi collassa. La notte mi trasporta nel oblio, con il rumore assordante del silenzio, il riflesso della luna nell'acqua bassa del fiume, avvolge tutto di lume. Lo scivolare della ninfea, il sussurro del vento e la sua essenza magica, mi rilassano. Nasce il giorno, rinasce il fracasso della massa. Non annoveratemi tra le fila del vostro esercito di zombie, lasciatemi qui solo! Mi stringono per il collo ma non mi scompongo e non mollo. Svegliatevi non siete schiavi, basta rincorrere quello straccio... sigillate quel girone degli ignavi. Limitate qualcun altro con le vostre catene. Sono stanco di tutte queste scene, appartengono ad un modello di mondo ormai obsoleto, tutti girano nella ruota del criceto. Non posso più vedere il mio ritratto in bianco e nero, voglio incamminarmi verso quel sentiero, arrampicarmi sul rilievo originale, oltrepassare il confine invalicabile. Voglio superare questa banale vita artificiale, voglio l'autenticità e la purezza essenziale che mi facciano estasiare.
Composto giovedì 24 settembre 2015