Hai mai provato a guardare oltre le parole della persona che ti sta parlando? Ad ascoltare anche i suoi gesti, le sue espressioni, le sue insicurezze, le sue certezze, il suo sguardo. Provaci e ti avrà detto più di quello che le sue labbra avranno pronunciato.
Perché scriviamo? Cosa ci spinge a farlo? Certo l'uomo l'ha fatto sin dagli albori, aveva scoperto che era pratico e comodo. Uno scritto resta, non si cancella, non viene interpretato come una frase riportata che rischia anche di svanire in ricordi confusi. I grandi uomini hanno avuto l'opportunità di far conoscere le loro idee, le loro opere ed è stato un bene per l'umanità... cosa saremmo oggi senza quegli scritti? Le loro parole sarebbero giunte sino a noi? E noi... comuni mortali... perché scriviamo? Perché probabilmente abbiamo bisogno di sviscerare i nostri pensieri, belli o brutti, a qualcuno e un foglio di carta è il nostro primo amico a cui confidare i nostri sentimenti, affidare i nostri più intimi segreti. Ma perché poi decidiamo di pubblicarli? Di farli conoscere a tutti? Forse perché sappiamo che molti altri hanno i nostri stessi problemi... e rendendoli noti ci sentiamo meno soli noi e loro? Se così fosse, sarebbe un bel gesto... o forse perché poi in noi subentra un po' di vanità, un po' di competizione, una caccia sempre a maggiori consensi? Che poi se non li ottieni resti deluso? Uno scritto è uno scritto, può piacere o non piacere e poi, in fondo, la vita è ben altra cosa.