Come già "Locke" (Knight, 2013) e "Beast of Burden" (Jesper Ganslandt, 2018), un pesantissimo esercizio di stile buono solo per i festival indie tipo il Sundance o i suoi epigoni di Rotterdam e Torino. Dopo un'ora dì vuot'assoluto, un unico colpo di scena. Hanno osato definirlo a "high-concept thriller". Quand'è allora ch'il profilo sarebbe infimo?