Nel periodo fra le stragi scolastiche statunitensi e l'11 settembre, "un ritratto del XXI secolo" simboleggiato dalla vita d'una popstar faustiana ("One for the money. Two for the show. Three to make ready. And four to go"), reincarnazione della Nina de "Il cigno nero". L'ambizione di Corbet è smisurata, il risultato detestabile: istrionismo e supponenza per costruire un apologo sulle colpe della spensieratezza, un'allegoria fin troppo ovvia e scoperta sulla colpevolezza intrinseca di ciò che distoglie lo sguardo («non voglio che la gente pensi» – declama Celeste – «voglio solo che si senta bene»), denuncia d'un mondo di cui replica in gran parte la superficialità.