- Vito Corleone: Baciamo le mani Don Ciccio. Si benedica. - Don Ciccio: Benedetto. Come ti chiami? - Vito Corleone: Mi chiamo Vito Corleone. - Don Ciccio: Vito Corleone? Ahahah, ti piscisti u nome di stu paese. Tuo padre come si chiama? - Vito Corleone: Iddu si chiamava Antonio Andolini. - Don Ciccio: Più forte, non ci sento buono. Avvicinati. - Vito Corleone: Mio padre si chiamava Antonio Andolini... e questo è pe tia!. - Don Ciccio: Arrgh! Figlio di put**na!
L'unico vero interrogativo è: quanti di coloro con cui hai condiviso le scoperte saranno altrettanto altruisti? E quanti di loro si arricchiranno, grazie alla tua generosità?
Mr. Neville, io credo che un uomo davvero intelligente può essere soltanto un mediocre pittore perché dipingere richiede una certa cecità, un parziale rifiuto di accettare tutte le possibilità. Se è intelligente, l’uomo ne sa di più su quello che disegna di quello che vede, e nello spazio tra il conoscere e il vedere costui diventa condizionato, incapace di seguire un’idea con forza; temendo che chi capisce, coloro ai quali egli vuole piacere, lo troveranno in difetto se non ci mette non solo quello che lui sa, ma quello che sanno anche loro.
Gli antichi egizi credevano che si potesse creare un profumo assolutamente aldifuori del comune aggiungendo solo una nota in più una sorta di essenza decisiva, che avrebbe risonato e dominato su tutte le altre. Un'antica leggenda narra che fu rinvenuta un'anfora dentro l'antica tomba di un faraone, dicono che quando venne aperta si sprigionò una fragranza che dopo tutti quegli anni era rimasta intatta, un profumo di una soave bellezza, ma così potente che anche solo per un fugace momento qualunque persona lo annusasse pensava di trovarsi in paradiso... dodici essenza furono identificate, ma la tredicesima, quella fondamentale, non la individuarono mai.