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Sono bello piaciucchio, ho il mio sex appello.
Antonio Sapore (Totò)
dal film "Totò Sceicco" di Mario Mattoli
Sono bello piaciucchio, ho il mio sex appello.
Io non faccio il cascamorto; se casco, casco morto per la fame.
A casa nostra, nel caffelatte non ci mettiamo niente: nè il caffè, nè il latte.
[parlando con il principino]
Pasquale: Ah principino ma come dobbiamo venire?
Felice: Ah a piedi no perché non ce la facciamo.
Pasquale: Dicevo come dobbiamo venire vestiti?
Principino: I vostri abiti delle feste andranno benissimo
Felice (toccandosi gli abiti): Principino, Pasqua, Capodanno e Ferragosto
- Pensi che mettiamo il burro persino nel caffellatte!
- Ah, no! Noi nel caffellatte non mettiamo niente! Né latte, né caffè!
[parlando dei ruoli che Felice e gli altri dovranno impersonare nella farsa messa su dal principino]
Principino: E non sò un vostro amico, ecco ad esempio il signore (indicando Felice) potrebbe fare mio zio, il marchese di Casador.
Felice (rivolgendosi a Pasquale): Hai sentito io sò Cassarola!
Pasquale: Eh ed io so Favetti.
Felice: Eh Favetti e Cassarola...
[alla fine della discussione rimane la figlia di Pasquale senza un ruolo]
Figlia: Papà ed io non faccio niente?
Pasquale: Principino io c'ho una figlia non la posso mica lasciare a casa?
Felice: Allora adesso il ruolo glielo trovo io. Vediamo, abbiamo detto il marchese, la contessa, il principe,... ehhhh la regina!
Pasquale: Non scherzare Felice.
[mentre litigavano]
Pasquale: Quante volte ti ho detto che quando ci sono io non dovete litigare?
Moglie: E certo, quando c'è l'uomo lasciate parlare l'uomo.
Felice: Ma perché Pasquale è uomo?
Pasquale: Perché non sò uomo io?
Felice: No dicevo perché Pasquale è uomo da litigare?
Cara nipote! Noi ti accoglieremo nel seno della nostra famiglia... e tu accoglici sul tuo!
Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore
per averci dato anche oggi la forza
di fare il più bel spettacolo del mondo.
Tu che proteggi uomini, animali e baracconi,
tu che rendi i leoni docili come gli uomini e,
gli uomini coraggiosi come i leoni,
tu che ogni sera presti agli acrobati
le ali degli angeli, fa che sulla nostra mensa
non venga mai a mancare pane ed applausi.
Noi ti chiediamo protezione, ma se non ne fossimo degni,
se qualche disgrazia dovesse accaderci,
fa che avvenga dopo lo spettacolo e, in ogni caso,
ricordati di salvare prima le bestie e i bambini.
Tu che permetti ai nani e ai giganti
di essere ugualmente felici, tu che sei la vera,
l'unica rete dei nostri pericolosi esercizi,
fa' che in nessun momento della nostra vita
venga a mancarci una tenda, una pista e un riflettore.
Guardaci dalle unghie delle nostre donne,
ché da quelle delle tigri ci guardiamo noi,
dacci ancora la forza di far ridere gli uomini,
di sopportare serenamente le loro assordanti risate
e lascia pure che essi ci credano felici.
Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono,
ma non importa, io li perdono,
un po' perché essi non sanno, un po' per amor Tuo
e un po' perché hanno pagato il biglietto.
Se le mie buffonate servono ad alleviare le loro pene,
rendi pure questa mia faccia ancora più ridicola,
ma aiutami a portarla in giro con disinvoltura.
C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità,
noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi,
qualcuno su questa terra, capace di far ridere anche me,
come io faccio ridere gli altri.