- Achille: Sei molto coraggioso o molto stupido per inseguirmi da solo. Devi essere Ettore! Lo sai chi sono io? - Ettore: I sacerdoti non erano armati! Battiti! - Achille: Perché ucciderti ora, principe troiano? Nessuno ti vedrebbe cadere! - Ettore: Perché sei venuto qui? - Achille: Si parlerà di questa guerra per mille anni. - Ettore: Di noi tra mille anni non resterà neanche la polvere. - Achille: Sì, è vero, ma i nostri nomi resteranno. Và a casa principe. Bevi del vino, fai l'amore con tua moglie. Domani faremo la nostra guerra. - Ettore: Tu parli della guerra come se fosse un gioco, ma quante mogli alle porte di Troia aspettano mariti che non torneranno? - Achille: Potrebbe consolarle tuo fratello. Pare che sia bravo ad allettare le mogli degli altri! Ts! - Udoro: Mio signore, lo lasci andare? - Achille: È ancora presto per uccidere i principi...
Ho già visto questo momento nei miei sogni. Farò un patto con te. Al cospetto degli dei impegniamoci a che il vincitore conceda al perdente le onoranze funebri rituali. Non si fanno patti tra leoni e uomini. Ora sai con chi ti batti. Io credevo che fossi tu quello di ieri. E magari lo fossi stato. Ma ho concesso al cadavere l'onore dovuto. Gli hai concesso l'onore della tua spada! Non avrai gli occhi stasera, né orecchie, né lingua. Vagherai per l'oltretomba cieco, sordo e muto e i defunti diranno "Ecco Ettore, lo stolto che credeva di avere ucciso Achille".
Non è di morire che ho paura. Ho paura di domani... Ho paura di vederti salpare sapendo che non tornerai più... Prima che tu arrivassi a Sparta, io non esistevo.
Gli dei ci invidiano. Ci invidiano perché siamo mortali, perché ogni momento potrebbe essere l'ultimo per noi. Ogni cosa è più bella per un condannato a morte e tu non sarai mai bella come ora.