Devi raccontarla questa storia, devi raccontare quello che ci è successo. Ma soprattutto devi raccontare che non doveva andare così. Non doveva andare per forza così. Che poteva essere tutto diverso, potevamo essere diversi noi. Potevamo essere più bravi, più forti. Questo devi raccontare un giorno.
- "A volte sbagliamo, ma non è sempre così. Credo che tu sia venuta da me per essere aiutata e io l'ho fatto! Perché a volte noi vinciamo, Izzie. Ed io voglio che tu lotti, capito? Per quello che vale, io... io voglio che tu lotti!" - "Grazie..."
- Lei è il robot. - Lei è il... cosa? - È così che la chiamiamo lì. Il robot. Non rallenta mai, non lascia farsi irritare, fa solo sì che gli altri vogliano lavorare di più. Quando decide qualcosa, nulla può fermarla. Non la si può tenere. - No, è vero. - Il fatto è che solitamente ha ragione.
La gente ha cicatrici in posti impensabili, sono come mappe segrete delle storie personali, diagrammi di tutte le vecchie ferite. La maggior parte delle nostre vecchie ferite guarisce, lasciando solo cicatrici. Ma alcune non guariscono.
Non puoi prepararti a un impatto improvviso, non puoi aggrapparti a qualcosa, ti colpisce e basta, dal nulla. E all'improvviso la vita che facevi prima è finita, per sempre.
Le persone sole non amano sentir parlare di chi sta insieme, anche se sono sole per scelta. È un po' come portare la birra a una riunione degli alcolisti anonimi.