- Strano come gli attori siano vulnerabili. - No, invece è normale. Tutti quanti hanno paura di essere giudicati. Nel vostro mestiere, il giudizio fa parte della vita, sia nel lavoro che fuori dal lavoro. - Eh, già... Quando incontriamo qualcuno ci domandiamo: cosa pensa di me? Chissà se mi ama... Ma io penso che sia la stessa cosa per tutti gli artisti. Quando Mozart era bambino, e gli chiedevano di suonare, rispondeva: "Ora ti suonerò tutto quello che vuoi, ma prima dimmi che mi ami". - E poi... è il mestiere in cui ci si bacia di più. - Lei lo ha notato, vero? Sì, non facciamo che baciarci: pare che la stretta di mano fu inventata per dimostrare che non si era armati, che non si era nemici, ma per noi questo non basta... Bisogna dimostrare che ci si ama: mio tesoro, my darling, my love, sei magnifica... Se ne ha bisogno.
La lavorazione di un film somiglia al percorso di una diligenza nel Far West: all'inizio uno spera di fare un bel viaggio, poi comincia a domandarsi se arriverà a destinazione.
- È solo una questione di parole, ma noi tutti sappiamo che le parole sono importanti. - Perché le parole sono importanti? - Se non sapete dire quello che pensate, Vostra Maestà, non riuscirete mai a sapere quel lo che dite.
E questo vale per tutti coloro che ho giudicato: nella stessa vita, in quelle circostanze, avrei rubato, avrei ucciso, avrei mentito. Sicuro. Ho condannato perché non ero nella loro pelle, ma nella mia.
- Davo la colpa a tutti davo la colpa ai bianchi, colpa alla società, colpa a Dio. Non avevo risposte perché mi facevo le domande sbagliate. Tu devi farti la domanda giusta. - E qual è? - Tutto quello che hai fatto, ti ha reso la vita migliore?