Scritta da: Chiara Garbuglia
Siamo così simili, che vuoi sapere se anch'io ti narrerei quel racconto, ti canterei quella poesia. Per non sentirti più l'unico innamorato.
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Siamo così simili, che vuoi sapere se anch'io ti narrerei quel racconto, ti canterei quella poesia. Per non sentirti più l'unico innamorato.
Mi lasciavi addosso i segni del tuo passaggio, come a ricordarmi di quanto male ancora potevi esser capace di farmi.
È fame la sensazione che torna a farsi viva nel momento stesso in cui la tua pelle è distante dalla mia.
Su questo vetro che sembra lindo, all'appannarsi rileggo di nuovo il tuo nome, ch'io stessa scrissi accostato al mio.
Se in qualche modo tu avessi la capacità di percepire i miei pensieri riguardo te, arrossiresti dalla vergogna.
Di te, non mi basta che siano solo gli occhi a starmi addosso.
Era strano vederti con lei, stringerle le mani come fossero le mie. Senz'altro con meno desiderio di quando godevi a graffiarmi la schiena.
So bene che appena mi giro, quei baci che rifiuti, sei lì lì per chiedermeli.
Se tu mi avessi ascoltata, a volte, avresti capito che per rendermi felice dovevi soltanto restare.