Scritta da: Emanuele Marcuccio
Oh, quale dolore provasti
per la tua triste sorte,
reietta, percossa, disprezzata!
Ma ora, felicità insperata giunge
alle tue pupille stanche:
tuo fratel, creduto morto,
è giunto alfin
a liberarti,
ad abbracciarti,
a rimirarti, dolce sorella;
quanto hai sofferto,
che aspra guerra, a qual battaglia
fosti risoluta, non vacillasti!
Come montagna che giammai trema
sotto le sferze del ciclone,
come cascata, che vasta
erompe precipite,
non t'arrestasti!
Eri pronta anche a morir,
triste misera, cara sorella,
erano pronti a seppellirti viva,
pur di serrarti la bocca,
quella bocca, che nacque
ad indorare baci,
una volta sposa,
a sì nero ufficio fu deputata:
casta fanciulla, ambra di rose,
non soffrir più,
riposa sul mio cuor,
non soffrir più,
non soffrir più!
Composta mercoledì 9 ottobre 1996
dal libro "Per una strada" di Emanuele Marcuccio