La solitudine autodeterminata (quella per cui un soggetto, decide arbitrariamente di porsi in essa), è quell'intervallo di tempo (solitamente breve) che ad ogni essere umano serve per riflettere sulle soluzioni volte a ripristinare essenzialmente quell'equilibrio individuale, e contribuire a migliorare la società in cui si vive; superato il limite, la stessa crea ripercussioni su quell'equilibrio psicofisico del soggetto (e nei rapporti con gli altri)che si autopone nella condizione di solitudine; La solitudine aborrita (quella per cui l'individuo, si trova in maniera involontaria) è quell'intervallo di tempo (medio-lungo termine) che condiziona l'esistenza di un soggetto che ne soffre. Le cause possono derivare dalle azioni dell'individuo stesso, magari correlate a fattori traumatici, culturali, (le idee che egli sostiene, possono essere in contrasto con quelle della "massa" ), sociali, sessuale ecc. O essere correlate alla posizione che lo stesso occupa all'interno di un nucleo sociale macro; in quest'ultimo caso, le cause generatrici sono correlate alla sfera economica e sociale, in cui non solo l'individuo, ma l'intero nucleo familiare occupa. C'è da delineare un ulteriore quadro: l'individuo che si trova in una condizione di solitudine aborrita, è quel soggetto che ahimè non gode di particolari e apparenti felicità materiali e pertanto viene scartato, proprio perché ci sono casi in cui l'amicizia o qualcosa di più nobile si basa sullo strumentalizzare il rapporto stesso per raggiungere la felicità. (Queste sono mie riflessioni, scaturite questa sera)
Composto mercoledì 27 novembre 2013
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