Poesia postata in Poesie (Poesie criptiche)
Su queste navi manca il timoniere
e le vele sono lacere e contorte,
eppure tutte trovano la rotta
per quel paese che si chiama morte.
Su queste navi manca il timoniere
e le vele sono lacere e contorte,
eppure tutte trovano la rotta
per quel paese che si chiama morte.
Passi per le dodici ore di volo trascorse a sedare le vivaci proteste del mio fondoschiena; passi pure per gli angoscianti traballamenti del minuscolo aerotaxi della tratta interna con la quale mi condussero da Caracas fino a Canaima. Se non altro, in quell'occasione, ho potuto recuperare dalle nebbie dell'infanzia, con sufficiente approssimazione, le parole di molte preghiere. Ma il troppo è...
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RECENSIONE DEL LIBRO UOMINI SI FA PER DIRE
Un coiffeur mancato che rilascia certificati d’esistenza in vita; un cardinale galleggiante come una rossa medusa gigante; il maestro compositore della “ballata delle pulci”: cos’hanno in comune questi strampalati personaggi? Sono uomini, si fa per dire…
Con brio e beffarda ironia, Carmelo Orofino gioca con debolezze, vizi e virtù di questi uomini, uominicchi e quaraquaquà, per dar vita a dei racconti brevi. Nel panorama letterario attuale, dominato dallo stile “messenger/sms”, da mercanti di storie per adolescenti teledipendenti, che scrivono come digitano, infischiandosene di punteggiatura e ricerca stilistica e linguistica, l’italiano puro, curato e ricercato di Orofino fa contro-tendenza e forse anche un po’ paura.
Il variegato universo umano e sociale del libro si divide in quattro sezioni tematiche. Nelle prime due sezioni, “Uomini si fa per dire” e “Racconti inventati”, si esprime la sicilianità dello scrittore, attraverso i topoi del carattere isolano, dal fatalismo alla fierezza. Nei “Ricordi inventati” ed “Altrimondi” il realismo siciliano lascia il posto a liberi pensieri ed evasioni, persino a scimmie di mare ed allucinazioni collettive indotte dai gas di scarico.
Nei racconti brevi si agitano personaggi come Filippo, che ruminava dentro di sé innumerevoli frasi per riuscire ad esprimere un concetto che, depurato dagli aggettivi esornativi e dai distinguo prudenziali, si riduceva ad un semplice “tu mi piaci”. C’è Saretto Tripi, licenziato a causa dell’arresto del suo capo per Concussione! E che minchia viene a dire con-cus-sio-ne? Ci sono vecchi amici che si ritrovano per togliere la sicura al meccanismo dell’autocontrollo che regola il flusso dei pensieri.
Tutti i racconti sono permeati da una poetica fine e delicata, che aggrada la lettura. C’è un pino che vide tutto, ma non disse niente, poiché agli alberi non è dato di parlare se non col vento nelle notti d’inverno. C’è un anziano scribacchino all’avventura, che da buon occidentale evoluto, soltanto nel riquadro limitato di un piccolo schermo, grazie agli artifici dello zoom e dell’esposizione, riuscì ad apprezzare l’aspetto pittoresco di ciò che vedeva. Troppa grazie per l’occhio nudo di un uomo, inesorabilmente lontano dalla vera bellezza.
Invito quanti sono alla ricerca di un autore nuovo, capace d’ammaliare con buon gusto letterario e con estro creativo a leggere questi racconti per sorridere bonariamente di pensieri, parole e dinamiche relazionali fra questi uomini e donne, tanto diversi tra loro eppure così tanto irrimediabilmente umani.