Dora Barzaghi

Nata ad Avellino, provincia molto più piccola di tanti Paesi, e per questo sede di tutti i difetti, delle città e dei paesi. Una città povera di cultura, politicamente poco stimolante, anzi, direi fossilizzata, forse morta, sepolta sotto le macerie di quel terremoto, e di quei fondi stanziati di cui dall'80 tante famiglie aspettano di essere salvati invano, perchè quei soldi chi sa dove sono finiti, in quale tasca.
Cresce in una famiglia tranquilla, molto poco religiosa, ma molto legata, il concetto di famiglia che le insegnano va oltre il nucleo familiare, comprende anche tutto il resto, quegli zii e cugini, che sono tanti, che in totale siamo quasi cento.
Ho perso mia madre che avevo 13 anni, da allora tutto è stato un lento e difficile percorso di scontro e incontro con la realtà, con il dolore, con la sofferenza e con la morte. Molte delle mie poesie nascono dal bisogno di trovare una forma per esprimere il mio dolore che spesso diventa più grande di me, e quindi incontenibile, altre sono solo il luogo in cui nascondo i miei segreti, gli amici a cui racconto la mia giornata.
I miei racconti sono diversi, sono flussi di pensiero libero. Lascio che le parole siano l'esatta trasformazione in scritto di quello che la mia mente mi regala. A tratti tristi, a tratti infantili, molto britannici nel loro modo di essere scritti.