Di rado e quando le raffiche di pioggia sferzavano i vetri piombati della taverna giù al porto, Sebastian si avventurava fra i tavoli alla ricerca del vecchio poeta del mare per ascoltare ancora una volta storie vibranti di seduzione, canti di sirene bisbigliati da mappe decorate di cetacei inauditi, di velieri aggrappati alla cresta delle onde, di zefiri sbuffanti, di ciclopiche creature, un...
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di Mauro Del BiancoIl villaggio quasi invisibile aveva un nome incredibile che cominciava con due l e finiva con due d, a demarcare un treno alfabetico di sessanta caratteri impronunciabili, difficoltà dovuta alle sparute vocali spruzzate sul deragliamento consonantico di raddoppiamenti, trilli, risucchi e rantoli che gabellavano allo stupito buonsenso dell'ospite una parvenza di intelligibile loquela, mentre...
Ad un ungherese mai toccare un cavallo, nemmeno se sta in una mano ed è fatto d'avorio. Puoi minacciare le torri, la regina e perfino il re, ma i cavalli mai. Perdere una partita difendendo i due cavalli ancora in campo era considerato un punto d'onore al circolo di Fehérvár, il villaggio turanico smarrito nella puszta ungherese dove Barabás Ferenc, maestro di campagna, viveva la sua vita...
Bill Yancey era un vecchiaccio in puro stile Walt Whitman, un grido barbarico lanciato dal profondo della foresta nella contea di Watauga. Coltivava grano, ma non ci faceva il pane. Del resto il fazzoletto di terra dietro la sua stamberga di assi non sarebbe bastato a sfamare tutti gli Yancey che brulicavano nella cascina. Più interessante era farlo fermentare, il grano, e poi farlo bollire...
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