Poesia postata in Poesie (Poesie d'Autore)
Signore,
prendimi come sono,
con i miei difetti,
con le mie mancanze;
ma fammi diventare
come tu desideri.
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Signore,
prendimi come sono,
con i miei difetti,
con le mie mancanze;
ma fammi diventare
come tu desideri.
Dio è papà, più ancora è madre.
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DANTE non è morto per la festa LITURGICA dell'ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE del LUNEDI' 14 settembre 1321 del nostro computo storico. E' morto invece in quella del MARTEDI' 14 settembre 1322 del nostro computo storico e perciò è morto il martedì, giorno dedicato a Marte, 14 settembre 1321 seguendo l'ANTICO CALENDARIO STILE FIORENTINO: calendario non riportato nemmeno dal MANUALE di Adriano CAPELLI. E ci sarà una ragione! Se non lo riporta il Cappelli, lo rammenta invece DANTE, e non è poco, e non è per caso!, in chiusura della "Quaestio de acqua e de Terra" indirettamente puntualizzando che per lui l'anno zero, costituito dai sottomultipli dall'anno (minuti, ore,giorni, settimane, e mesi), parte da quello in cui CRISTO è nato di DOMENICA che poi sarebbe la domenica 25 dicembre del 1° anno d.C. del nostro computo storico. A nessuno interessa questa “QUESTIONE”, ma così è, ed è fondamentale!!! Interesserà all’Arcidiocesi di Lucca, al Comune di Lucca e ai lucchesi? Se questo calendario esistesse il VIAGGIO della COMMEDIA, per una ragione scientifica in più, sarebbe da porsi, anch’esso, un anno dopo e cioè nel 1301 del nostro computo storico al fine di essere posto, come lo pone Dante, nel 1300 dell’Antico Calendario Stile fiorentino non ricordato nemmeno, appunto e come ho già rilevato, da A. Cappelli. Hai, hai, hai, furbizia del Vaticano? Non è da escludere se esso avesse interesse a porre il viaggio di Dante nell’anno del primo giubileo GIUBILEO indetto da papa Bonifacio VIII. Aggiungo: quanto sei superiore per intelligenza e furbizia, oh Vaticano!, a quella sinistra, o a quegli esegeti, anche Docenti Universitari, legati al Partito Democratico, o PD. Per CRITICA DANTESCA la notizia sarebbe addirittura esiziale. Basta provare a fare i conti, cioè a computare.
Per chiarire la mia posizione e preparazione mi si perdoni intanto questa nota autobiografica.
Anche Don Lorenzo Milani aveva i suoi limiti. Pensava che quando la classe operaia e contadina fosse andata al potere il problema delle tangenti e della corruzione legata agli appalti della P.A. si sarebbe in gran parte risolto da sé. Il più importante problema era dunque, per lui, dare un’istruzione ai proletari. Ma forse era arrivato a questa conclusione anche per ragioni affettive verso i suoi ragazzi. Il Milani era una chioccia che avrebbe dato la vita per i suoi pulcini.
Sulle tangenti e la corruzione, dopo che io in più occasioni mi ero sfogato con lui a Barbiana, mi fece fare anche un intervento, in cattedra, davanti ai suoi ragazzi sull'appalto delle Imposte di Consumo, o Dazio, a Firenze. Io, seguendo la delibera consiliare dell'Amministrazione di Giorgio La Pira del 5 ottobre 1964, n. 5555/710/C, avevo intrapreso una dura lotta per togliere gli appalti e andare in gestione diretta del servizio di accertamento e riscossione. Mi dava una mano il mio amico mons. Enrico Bartoletti. Allora a Firenze le Imposte di Consumo (attuale I.V.A. sulla cessione di beni) erano in appalto alla Società Trezza, S.p.A. con sede a Verona. La Trezza aveva però in appalto tali imposte anche al Comune di Palermo: nella Palermo dei cugini Salvo e di Vito Ciancimino. Capirete che musica!!! Don Milani condivideva in teoria il principio che io difendevo ma se ne stava alla larga. Se oggi abbiamo l'IVA non appaltabile, invece che l'ICO appaltabile come volevano gli appaltatori (INGIC, SARI, CREMONINI, e a Roma BOURSIER, ecc) in occasione della Riforma Tributaria del 1/1/1973, si deve soprattutto a questa delibera di LA PIRA, all'intervento di mons. Bartoletti e credo anche di Aldo Moro. Tuttavia non giovò alla tranquillità di La Pira, del Bartoletti, di Moro e forse anche di Paolo VI, aver impedito questo illecito arricchimento facendo approvare l’IVA (Si confronti riunione dell’ANCI a Viareggio nella seconda metà del 1972). Di me dico solo che "me ne frego", anche se è un motto fascista inviso a don Milani. Risparmio a prezzi attuali, per avere l’IVA al posto dell’ICO, stimabile in cinque miliardi di euro annui per possibili tangenti. Per rendersi conto come il mio discorso sia vero e dell' "Antifona", del "vento" preoccupante per le istituzioni repubblicane che anche allora tirava partendo dal DAZIO, si veda l'originale del ricorso di La Pira datato 16/01/1965 da me pubblicato su Facebook a: "Foto" di Giovangualberto Ceri. Come minimo, prima del peggio, ti ISOLAVANO: e La Pira, il Bartoletti, Moro e Paolo VI ritengo, come minimo, che siano stati lasciati soli. Il Bartoletti in particolare anche per il suo Convegno dal titolo, “MALI DI ROMA”. Riguardo al problema della corruzione affidarsi ad andare a votare come diceva don Milani sarebbe stato come impugnare un “fucile” interessante, ma scarico. Questo perché si aveva l’impressione che, ai vertici, una parte di tutti i partiti che sedevano in parlamento fosse un po’ coinvolta dalla corruzione. Per questo si arrivò ai movimenti extraparlamentari. A me, che ero dell’Esecutivo Giovanile della D.C. e Consigliere Comunale, Don Milani mi disse con passione, per rimediare!, di VOTARE SOCIALISTA: cosa che feci subito anche poi non rinnovando più, quale necessaria conseguenza, la mia tessera della D.C. (1966). E non la rinnovai nemmeno quando, qualche anno dopo, l’On.le Forlani mandò a casa mia per convincermi due importanti suoi rappresentati.
Don Milani mostrò inoltre i suoi limiti coscienziali anche quando mandò a mons. Enrico Bartoletti le due lettere datate 10/09/1958 e 1/10/1958 i cui effetti negativi, dopo la loro pubblicazione avvenuta nel 1994 (MASSIMO TOSCHI, “Don Lorenzo Milani e la sua Chiesa”, Polistampa, Firenze, 1994, pp. 158 -166), credo furono evitati proprio in seguito alla mia telefonata, a Sommaia, all'amico don Alessandro Campani ancor vivo. Tale lettera il Milani, per me, se la sarebbe dovuta proprio risparmiare. Cfr. Google, AGENZIA RADICALE su Mons. E. Bartoletti; Cfr. FOTO: ILARIA DEL CARRETTO: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.228902670488564.62602.100001064993213&l=48437d71c1&type=1
Domanda. Quante probabilità ci sono che il “veltro” posto da Jacopo della Quercia ai piedi di Ilaria del Carretto possa raffigurare ANCHE il “veltro” di Dante (Inf., I, 85 – 111) incaricato di rimandare la lupa, ma forse anche l’Inquisizione cattolica se fosse da lei stessa simboleggiata, in quell’Inferno da dove si suppone sia venuta? Il papa ha già chiesto scusa per la sua presenza nella storia. Nella mia intervista alla TV Canale 10, e a sostegno della tesi di molti docenti universitari di ITALIANISTICA che dicono, “nessuna probabilità che la lupa simboleggi l’Inquisizione medievale”, anch’io avrei voluto potergli dare ragione. Il “veltro” di Dante non può essere quello di Ilaria! Se non lo feci è perché pensai però che Monsignor Bartoletti non sarebbe stato pienamente soddisfatto. Infatti se la Chiesa può essere ANCHE Ilaria; e se Ilaria è morta; dovrà pur venire qualcuno, il “veltro”, a resuscitarla. E questo dice Dante. Cfr. Google – YOUTUBE, http://www.youtube.com/watch?v=wV4vEG15yjA.
Cosa ne pensano di tutte queste date di Beatrice sul DVD, la SOCIETA’ DANTESCA ITALIANA, la SOCIATA’ DANTE ALIGHIERI, la BIBLIOTECA CLASSENSE di Ravenna, la CASA DI DANTE in Roma, la DANTE SOCIETY OF AMERICA, la DEUTSCHE DANTE-GESELLSCHAFT ? Perché non rispondono? Hanno qualcosa da temere?
F.to Giovangualberto Ceri.
Legge sul BIOTESTAMENTO.
E se io, da CRISTIANO, decidessi di voler praticare l'ENDURA, cioè il suicidio per fame per scopi miei, intimi e spirituali, come facevano gli ALBIGESI, o i CATARI, o PAULICIANI ben presenti nel XII e XIII secolo anche a Milano? L'UDC e il Vaticano, con Berlusconi , me lo impedirebbero con una legge? Vorrebbero forse togliermi questa cristiana libertà? Mi impedirebbero cioè di essere cristiano come a me piace, sia pure in modo eretico? Bisognerebbe che qualche VESCOVO, rifacendosi all’indirizzo del CONCILIO VATICANO II tanto amato da mons. ENRICO BARTOLETTI, il maestro di papa ALBINO LUCINI, scomunicasse quanti vogliono imporre a tutti i cittadini una tale legge.
F.to GIOVANGUALBERTO CERI che segue, insieme a Dante e mons. Bartoletti, anche Catone l’Uticense (Pur., I, 64-87). Dante, di solito, è chiaro e scientifico, sia pur nel silenzio generale. Eccolo: Cfr. YOUTUBE: http://www.youtube.com/watch?v=wV4vEG15yjA.