Sono passati 35 anni dalla scomparsa di uno dei principali esponenti dell’esistenzialismo, Jean-Paul Sartre, un filosofo ed intellettuale sempre impegnato nelle battaglie sui temi più importanti del suo tempo.
“La vita non ha senso a priori.
Prima che voi la viviate, la vita di per sé non è nulla; sta a voi darle un senso,
e il valore non è altro che il senso che sceglierete.”
Nato a Parigi il 21 giugno 1905, Jean-Paul Sartre rimase presto orfano di padre. Fin da piccolo soffre di strabismo e all’età di tre anni perde quasi completamente la vista dell’occhio strabico. Laureatosi in filosofia inizia ad insegnare; si avvicina al Partito Comunista francese e nel 1938 pubblica il famosissimo romanzo La nausea. Durante la guerra prende parte alla Resistenza francese e, nel 1945, fonda la rivista Les Temps Modernes in cui ha modo di esprimere i tre aspetti fondamentali della sua vita: l’esperienza filosofica, quella letteraria e quella politica.
Il suo impegno politico lo vede partecipe in moltissimi fronti: dalla guerra di liberazione in Algeria, ai diritti umani, al Tribunale Russell, al movimento studentesco. Tema centrale del suo pensiero filosofico è l’esistenzialismo, l’assoluta libertà e l’angoscia a cui l’uomo è condannato.
A Sartre venne consegnato anche il Premio Nobel per la letteratura nel 1964 che però rifiuta insieme all’ingente somma in denaro, così come nel 1945 aveva rifiutato la Legion d’onore, giustificando il gesto in quanto “nessun uomo merita di essere consacrato da vivo”.
E’ nell’ospedale di Broussais, dopo una lunga malattia ai polmoni, che Sartre muore il 15 Aprile 1980.
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