Il web interpreta, viralizza, passa parola e, nel mezzo, dimentica: da questo assunto nasce il grande errore dietro “SFIDA ACCETTATA“, un gioco che sta coinvolgendo moltissimi iscritti a Facebook in queste ore e che li porta a pubblicare una propria foto in tenera età, ma che era stato concepito con una finalità completamente differente.
“SFIDA ACCETTATA”, IL VERO SIGNIFICATO. La storia arriva dall’India ed è nata lo scorso agosto, ben prima di quanto si immagini. Era un metodo veloce ed estremamente iconico per sensibilizzare gli utenti al tema del cancro e alla sua lotta: bastava prendere una propria foto attuale, renderla in bianco e nero, e pubblicarla sul proprio profilo con #challengeaccepted (la versione inglese di #sfidaaccettata). La propagazione di questa campagna ha fatto perdere un po’ il senso iniziale (sia emotivo che pragmatico), arrivando a diventare una sfilata estremamente barocca di scatti fotografici di sé in fasce o in giovanissima età.
Per meglio chiarire la questione è come se l’Ice Bucket Challenge, una campagna virale a sostegno della ricerca sulla SLA nata un paio d’anni fa, si fosse evoluta nei mesi diventando “se avete caldo, fatevi un video mentre vi lavate con acqua ghiacciata“. Una versione 2.0 del selfie fronte-mare che tanto invade le nostre bacheche da giugno a settembre e che nulla avrebbe avuto a che fare con l’idea originale di raccogliere fondi per associazioni senza scopo di lucro.
REAZIONI. Non tutti, a prescindere dalla finalità nota o semplicemente edonistica, hanno apprezzato il gesto. È il caso, ad esempio, di Rebecca Wilkinson, 36enne madre di due bambini a cui, nel 2013, è stato diagnosticato un cancro al seno. “Tutta questa campagna va contro quelli che hanno un tumore. Non li aiuta, non hanno bisogno di selfie. Qualcuno ha deciso di iniziare una campagna virale su Facebook che non serve a ottenere un bel niente. Stanno usando il cancro solo per il gusto di far diventare virale qualcosa. Fermatevi.”
Sfida accettata? Sì. Persa? Forse.