Sono nato ai bordi di uno stagno tra i canneti, ho ancora addosso il sapore del germoglio e il freddo del vento che soffia tra le foglie; sono nato sotto la ragnatela e il nido del passero e ho visto luccicare il luccio quando veniva il temporale, e certi barconi avvicinarsi alla mia casa di canne come per prendermi con la loro civiltà e le loro regole, mi nascondevo tra i rami più folti, ero come una lucertola o un topo di campagna, ho sempre avuto un rifugio dove nascondermi agli uomini, sono invecchiato e conosco molto bene lo stagno, le canne, l'umido ma non so quasi niente di loro, miei simili.
Sono uno che non guarda di fino, non un pignolo; non uno spaccapelo, a me basta camminare accanto al carro, sentire lo zoccolo quieto, un toc dopo l'altro; e andare: a briglia sciolta mi scelgono le strade, come per la necessità del caso e se sono tanti gli imbocchi uno solo è lo sbocco: un prato dove ti troverò distesa e candida. Hai un vestito tutto ricamato a fiori e sei giovanissima, come me del resto che mi stendo accanto tra le labbra uno stelo e la camicia bianca e pulita e guardiamo tutti e due il cielo che non ha nuvole e posso toccarti come fossimo in vita; invece siamo eterni e vediamo ogni specie di fiore e di pianta e di animale e il cavallo che ha tanto faticato è lì anche lui e quieto.