Scritta da: Alice P.
in Poesie (Poesie personali)
Ancora nella selva
Ancora nella selva.
Una selva, una foresta.
Sto correndo, sto fuggendo da
qualcosa di indefinito, che non vedo,
ma che al mio istinto, al mio
animo,
suona così familiare...
Le piante mi frustano il viso,
parole come lame,
e il terreno sotto i piedi è
aspro e duro.
Ancora una volta scaccio
dai pensieri
un volto,
un volto che è una catena...
Lo è davvero? O non lo è?
Catena.
La parola stessa ferisce più di mille frustate,
più di mille lame,
più di mille parole.
Sto correndo, fuggo ancora.
Ai piedi sento una catena legata,
come un prigioniero fuggitivo che,
anche se libero,
porta sempre con sé il segno della
sua colpevolezza.
Ditemi, ditemi la sentenza: colpevole
o innocente?
Lo è davvero
o non lo è?
Corro ancora, fuggo ancora,
mi chiudo dentro me stesso e lascio
che il dolore delle sferzate muoia
nello stesso modo in cui nasce.
Fuggo da quella maledetta parola,
che continua a ronzarmi in testa e
non mi lascia mai.
È inutile,
è impossibile,
in fondo all'animo so che
non c'è via di fuga.
Ma cosa posso fare se
non tentare di fuggire,
se non continuare a correre?
Come posso rimanere fermo e accettare
questa catena, inerme?
Catena,
Questo ferro che costringe, che impone.
Che chiude in una gabbia dorata la mia...
una mia...
fonte di libertà.
Continuo a correre,
forse chissà,
una
via
alla fin fine
la si trova.
Una svolta non ancora percorsa,
un tronco non ancora scavalcato,
un fiume non ancora guadato,
una montagna non ancora scalata.
Quasi non m'importa dove poi finisco,
la meta non è importante in fin dei conti.
Catena,
che costringe, che impone.
Che chiude...
Catena.
Ferisce più di mille lame,
mille parole.
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