Rita che soffri se secca un fiore, che scaldi un pulcino, se no muore, che vivi le piccole cose con tanto amore. E sei stanca rita, e sembra quasi che ti arrendi sotto il peso del tuo dolore, ma poi, soffri ancora se secca un fiore.
Fresca, cucina di campagna, un tavolo, le sedie, una credenza e la "tomanà dalla finestra il primo sole del mattino, un cane, un occhio bianco, uno nero e fuori odor di rosmarino. I ricordi sorgon freschi dalla vita, come il profumo di bucato che nella tinozza strapazzando, i miei ricordi lei, dolce andava trastullando. La vita, senza ricordi, non ha senso. Ed è per questo che anche tu mi manchi, se resto sola con me stessa, e io penso.
Aria di primavera, profumo di caffè finestre soleggiate, canovacci stesi di fresco bucato. Brilla il sole sul mio viso, ti accarezzo una mano, e tu, come fai sempre, mi offri il tuo sorriso.
Caro amico, ti scrivo, e di finire non mi importa nulla, se il cervello ancora si trastulla coi frizzi e coi colori del tramonto. Se fino a lì son giunto, non ho tenuto conto dell'ultimo mio verso, ho l'hò gettato via, forse l'ho perso. Frugare nel cestino, è cosa vana, e mi accompagna un atmosfera strana. Ma almeno so quello che i più non sanno. Occhi così profondi, tante mani, tutte allo scoperto, un sorriso grande e intorno il deserto. E io, non sono niente in questa guerra, così ti scrivo, creatore del cielo e della terra.