Di primavera siete orditi, o amanti; di vento e d'acqua e terra e sole orditi. La montagna nei vostri petti ansanti e dentro gli occhi i campi rifioriti,
esibite una mutua primavera, di dolce latte impavidi e insaziati, ch'oggi v'offre la lùbrica pantera, prima che, torva, sul cammino guati.
Muovetevi, se l'asse della terra verso il solstizio dell'estate aberra – verde il mandorlo e vizza la violetta,
sete vicina, fonte non lontano – verso la sera amabile e perfetta con la rosa di fuoco nella mano.
Un giorno mi sorprese la primavera che in tutti i campi intorno sorrideva. Verdi foglie in germoglio gialle rigonfie gemme delle fronde, fiori gialli, bianchi e rossi davano varietà di toni al paesaggio. E il sole sulle fronde tenere era una pioggia di raggi d'oro; nel sonoro scorrere del fiume ampio si specchiavano argentei e sottili i pioppi.
È una bella notte d'estate Tengono le alte case aperti i balconi del vecchio paese sulla vasta piazza Nell'ampio rettangolo deserto, panchine di pietra, evonimi ed acacie simmetrici disegnano le nere ombre sulla bianca arena. Allo zenit la luna, e sulla torre la sfera dell'orologio illuminata. Io in questo vecchio paese vo passeggiando solo come un fantasma.