Scritta da: lilitu
in Poesie (Poesie personali)
Avari sguardi
Povere
le mie commissioni,
quelle che domando
negli sguardi veloci
che offro generosa,
caldamente avvolgendoti
in un'odissea avvincente
di desideri incolti
senza meta.
Sono accenni,
accenni di una vita,
e di momenti,
che ho trafugato qua e la
nel ricordo del futuro
quello che lampeggia
nelle visioni
che lacerano l'ora
solitario.
L'eremita ed il saggio,
quello che sa comporsi,
e s'adopra,
all'ombra del guado,
dietro un'occhiata fuggente.
È il vento del nord
che taglia la carne
del volto asciutto,
dopo il pianto del cielo,
e quello del cuore infranto.
Passi,
ammicchi con gesti avari,
troppo avari,
per me che abbondante,
ti getto sguardi d'amore,
così,
t'ammiro.
Amo ammirarti.
Nella tua amara follia,
quella che tiene per se
la bellezza nascosta,
sei amaro in bocca,
che guizza alle labbra,
bagnate,
ardenti.
È una comunione d'intenti
che tacciono
e si lasciano intravedere
in qualche nota d'azzurro,
i tuoi occhi,
ninfee celesti,
tondi opali che riflettono il cielo,
cielo che pudica contemplo.
Vergine e santa,
così stupendamente lasciva,
la voglia,
si veste di distanze
ineluttabili.
E m'avvicina il secondo
quando passi
ed andando,
proseguono e vacillano
quegli occhi,
abbarbicati sui miei,
ed ondeggiano,
sulle parti del corpo,
che forse,
vorresti.
Ed io,
te le darei cullandomi,
in quel profumo di marsiglia,
nelle magliette al sole
che s'asciugano pigre
nelle notti d'inverno,
ed ancora asciutte,
nel loro biancore,
lasciano una scia che riconosco,
e di cui m'inebrio.
Le tue note
sono stridenti sinfonie,
ululati fra i ghiacci,
che s'inaspriscono fino alla vetta,
gelida,
e quiete sonorità d'agosto,
al suono del ruscello fresco,
che scende la collina,
ed arriva alla mia bocca.
Ed è acqua quel che bevo.
Quando quel bicchiere,
calice dolce ed amaro
viene raccolto dalle membra
umide,
è te che bevo.
Te l'avaro donatore,
te che con rispetto,
t'allontani.
E così t'ammiro,
come si mira la montagna,
ed il ruscello.
Ti guardo e ti desidero.
Ti desidero e ti vivo.
Vivendoti divieni me.
Me che nuova,
stesa al Sole,
omaggia la Luna.
Composta lunedì 30 novembre 2009